Web e impegno civile. Radio Siani, la web-radio di Ercolano diventata network della legalità. Incontro con il Presidente Scognamiglio

Radio Siani, intitolata al giornalista Giancarlo Siani, ventiseienne ucciso dalla camorra nel 1985,  nasce nel 2009, per volontà e per una sorta di “spontaneismo” di un gruppo di giovani amici che, finita l’Università, si ritrovano per creare, inizialmente, un movimento giovanile in cerca di uno spazio espressivo che potesse incidere sulla realtà difficile della città di Napoli e provincia. “Negli anni caldi” quando la camorra faceva di media tre morti al giorno, Giuseppe Scognamiglio (foto in alto e a metà pagina) e i suoi amici, sostenuti dalle forze oneste e civili del contesto socio-politico di Ercolano ottengono, grazie al sostegno dell’allora Sindaco di Ercolano, Nino Daniele, un bene confiscato alla camorra: un appartamento appartenuto al boss Birra, sede di una radio pirata che comunicava con il carcere. Incontro Giuseppe Scognamiglio per sentire dalla sua viva voce che cosa è cambiato da quello slancio iniziale di attivismo ad oggi:

• Giuseppe come incontri la figura di Peppino Impastato prima e di Giancarlo Siani dopo nella tua vita personale? 

“ L’ho incontrato nel periodo delle superiori sui temi caldi, prima la scuola, poi l’università, la figura di Peppino Impastato non ha spazio e tempo, è un riferimento per me ragazzo perché ha dato la vita per i suoi ideali, per la voglia di riscatto, forse in modo del tutto naturale… Poi con un gruppo di amici, fine periodo universitario, creammo un movimento di aggregazione giovanile qui ad Ercolano. Non è stato semplice trovare uno spazio fisico in cui ritrovarci, almeno all’inizio, prima di incontrare l’amministrazione e per essa, intendo il Sindaco Nino Daniele che ci concesse di riutilizzare un bene confiscato alla camorra, ex sede di una radio della camorra che serviva per comunicare col carcere. Insieme al Sindaco realizzammo che non poteva essere solo un Centro Sociale, quindi doveva diventare uno spazio di AntiMafia, la radio della Legalità, contraltare di tutto quanto era in precedenza…ovvero il luogo in cui il carro si doveva fermare durante le manifestazioni religiose, per esempio… Seguendo Peppino Impastato e la sua Radio Out  decidemmo di creare una Radio Web, in quello stesso appartamento, di intitolarla a Giancarlo Siani: una vera ricetta della legalità, anche se nessuno di noi aveva alcuna esperienza sulla gestione di un bene confiscato alla mafia…”.  

• Come è intervenuta la famiglia Siani, ha sostenuto la nascita della Radio?  

“Siamo stati apprezzati per la nostra purezza, dopo la marcia anticamorra con più di mille persone ad Ercolano, ricordo lo scambio di e-mail con il fratello di Giancarlo, Paolo Siani, e lì all’unisono la decisione del nome Radio Siani. Una serie di iniziative, una dopo l’altra, la gente onesta cominciava a capire soprattutto quando abbiamo contattato a tappeto tutte le associazioni impegnate nella denuncia sociale… Libera contro le Mafie e le associazioni antiracket e, soprattutto a lavorare con i minori vittime di abbandono, gli stessi “orfani della camorra”… Uno smacco. Questo gruppo di giovani, volontari, eravamo una cinquantina, tutti impegnati per oltrepassare il muro di omertà e di paura, in anni in cui la camorra ammazzava tre persone al giorno. Così è nato il Modello Ercolano, da Radio web, ante litteram per quegli anni, siamo solo nel 2009 è vero, per la tecnologia sono anni biblici… La gente ci chiedeva anche e solo che significava trasmettere via web, come ci poteva seguire, se c’era una frequenza… Dopo di noi è nata Cento Passi, direttamente sui social”. 

• Una RadioWEB che è diventata un Network, Una pagina della Legalità, che opera una rivoluzione culturale…Legalità significa anche scontrarsi con la parola burocratizzazione… A volte l’impegno viene ostacolato da una massa di codici e regolette che sconfinano nella non azione, anche lì dove si sarebbe pronti, con le risorse umane giuste a diventare realtà sul territorio oppure si è boicottati perché giovani…? 

“Ci provano a boicottarci. Un gruppo di giovani che non ha avuto legami se non istituzionali… hanno provato a farci schierare da una parte, abbiamo resistito, sempre, anche con grosse perdite… Gestire i media senza avere alle spalle “l’imprenditore” è complicato, non abbiamo preso pubblicità proprio per essere liberi.  In qualche modo siamo tutelati dalla stessa rete in cui abbiamo trovato solidarietà  quando abbiamo ricevuto le prime minacce. Tutto il mondo ci venne incontro per dimostrarci vicinanza, voglio dire che il cambiamento ci può essere sempre a partire da una rivoluzione culturale… La zona grigia serve per predominare… Non credo in un uomo al comando, il modello Ercolano ha saputo rispondere a 20 anni di controllo totale della camorra…“. 

• Cos’è il coraggio? 

“Essere una persona normale, rispettare le regole, essere coscienzioso… Sono contro la categoria degli eroi… Proprio l’altro giorno un amico mi diceva un  proverbio arabo o indiano, non ricordo: “Se ognuno di noi pulisse fuori casa sua, il mondo sarebbe pulito”.  

• Cos’è la paura? 

“Non ho paura, entri in una quotidianità che è fatta di impegno, piuttosto sono preoccupato, un po’ per i tecnicismi che ci impediscono per esempio di creare la fattoria sociale all’interno del terreno confiscato e poi mi preoccupa la posizione dell’Italia, all’interno dell’Eurozona: sembriamo in caduta libera, dopo la Grecia e il Portogallo. Insomma vedo una crisi più grande di noi, bisogna essere cittadini di se stessi e lavorare tutti insieme”.

• Pensi che un boss possa pentirsi realmente o sia vittima dello stesso sistema – legge italiano per cui utilizzi le norme per ottenere delle agevolazioni? La pena dovrebbe assurgere alla funzione rieducativa o sbaglio?  

“Arrivare a diventare un boss penso sia difficile e, quindi, lì anche un pentimento vero e proprio… ne dubito… Guardandoci intorno sta svanendo l’idea della mafia di una volta, ciò che è allarmante in questo momento storico di individualismo sfrenato sono le baby gang… Qui ci sono ragazzi che non  ci pensano più di due volte a sparare. Questo mi preoccupa.  Si pensa a lavorare sui provvedimenti “ svuota carceri”e non si pensa a migliorare un sistema rieducativo nei confronti di queste persone”.  

• Si può esportare la rivoluzione culturale, il Modello Ercolano, in Regioni come la Basilicata, la Puglia o la Calabria… In fondo ogni territorio ha le sue “mafie” diverse per connotazioni economico-sociali…?  

“Non tutte le rivoluzioni si possono esportare, il modello Ercolano è diventato esportabile come modello virtuoso, in contesti, abbastanza simili ai nostri. Sicuramente la camorra napoletana, non è la ‘ndrangheta calabrese:  si è messo insieme la parte onesta della città… Su 60.000 abitanti quanti camorristi possiamo avere? 1000?E perché quei 59000 dovrebbero essere messi all’angolo? D’altra parte, ci sono quartieri che danno da mangiare a interi “edifici” e lì bisogna intervenire cercando di creare lavoro. Come? Bisogna  scegliere attraverso il voto le persone che deleghiamo a portare avanti delle idee lungimiranti. Anche se devo dire che il Modello Ercolano si mantiene perché “nasce fortunato”: è una questione culturale, siamo stati tutelati come simbolo di una rivoluzione….Cinquanta ragazzi, volti e facce diverse, nessuno di noi veniva da un esperienza di questo tipo, nessuno sapeva come gestire un bene confiscato che ha avuto un minimo di finanziamento, 5 sei mila euro, investiti nella struttura, tra pc e spese di redazione”.  

• Qual è la tua soddisfazione più grande fin qui?  

“Quando incontro qualcuno per strada, riconoscono i nostri volti… le telefonate che arrivano… La Radio è un mondo che allarga le conoscenze, ci offre la possibilità di confrontarci… Una volta chiamò il manager di Roy Paci per comunicarci che tra i due appuntamenti da prendere per lui aveva la visita a Radio Siani…Questa sua spontanea volontà…Questo ci ha entusiasmati tutti… non perché sia famoso…”.  

Nadia Lisanti