Sport. Requiem per Olimpiadi e Nazionali di Calcio. Grandi sponsor e tanta noia

Mi colpiscono il clamore e lo strappamento di vesti attorno al rifiuto della sindaca Raggi di ospitare nella Capitale le Olimpiadi 2024. Una decisione che condivido al di là delle valutazioni politiche ed economiche. Condivido la decisione della sindaca soprattutto sotto il profilo sportivo. Chi ha seguito seppure parzialmente i Giochi di Rio si sarà accorto della enorme dose di noia di cui erano distributori. Festival di sport di nicchia di scarsa fascinazione per il grande pubblico. Milioni e milioni bruciati per una manifestazione che nell’era dei grandi Campionati mondiali di tutti gli sport sembra aver perso di significato. Olimpiadi, insomma, come replica di Mondiali che grandi sponsor distribuiscono sfusi e a pacchetti a larghe mani alle pay-tv globalizzate. Il tutto ovviamente condito dal grande business per addetti ai lavori, un business del tutto improduttivo dal punto di vista sociale. Detto ciò sono convinto che gli antichi Greci – avessero avuto cognizione che il mondo non finiva ai confini del Mar Egeo – anziché le Olimpiadi avrebbero organizzato Campionati mondiali. E torno a chiedermi che senso possa avere oggi questo Evento agli albori del Terzo Millennio. In questo contesto anche la sottolineatura in alcune gare (vedesi nuoto o atletica) della differenza tra record olimpico e record mondiale non ha senso. Trattandosi infatti di Manifestazioni universali l’unico record che conta è quello dal tempo più basso o dalla misura più alta. Dalle Olimpiadi al Calcio. Seppure con sfumature diverse simile discorso potrebbe essere applicato anche a questa disciplina. Hanno ancora senso le Nazionali di calcio in questi anni di massima spettacolarizzazione di questo sport, in questi anni di manovre cronometriche sul tappeto verde, in questi anni di fino ad ieri inimmaginabili business, in questi anni in cui i grandi match te li sbattono sul muso mentre sei comodamente rilassato sulla poltrona di casa? Direi proprio di no. Le Nazionali di calcio – a mio avviso – non hanno più senso in quanto non in grado di esprimere qualità superiore a quella espressa dalle grandi squadre dei rispettivi Paesi. Si organizzino allora – se proprio se ne ha voglia – mondiali per Club. E direi che in questo senso la strada è già tracciata. L’addio di Conte alla Nazionale azzurra e il rifiuto di molti giocatori di indossare le maglie dei rispettivi Paesi la dicono lunga in merito. A mio avviso, insomma, il requiem per Nazionali di calcio e Olimpiadi si imporrebbe. E ciò – torno a ripetere – per ragioni strettamente sportive.

( nella foto un Bill Gates annoiato alle ultime Olimpiadi di Rio)

Marino Marquardt