Politica: Se il Pd si spacca anche sul DDL Cirinnà…. L’indispensabilità di uno stato laico

Una volta, in tempi più antichi e meno evoluti dei nostri, destra e sinistra evocavano due precise e diverse Weltanschauung, due visioni del mondo antitetiche sia sul piano dell’economia sia su quello della diversa scala di valori di riferimento. Ora, avendo anch’io perso tante certezze, non saprei dire più se una sia migliore dell’altra: Grande è la confusione sotto il cielo ma almeno sul piano dei diritti civili la sinistra dovrebbe portare avanti una bandiera diversa dalla destra!

Ora invece i cattolici del PD fanno marcia indietro sugli impegni precedentemente assunti con la mediazione sul DDL Cirinnà. Se avessimo una legge elettorale che permettesse all’elettore di esprimere la sua preferenza potrebbe, per esempio, premiare o bocciare il parlamentare che prende una determinata posizione in nome di un mandato non vincolante ma così non è.

L’elettore, al momento del voto, trova il candidato del suo collegio (di cui in larga misura ignora le posizioni) e sceglie fondamentalmente tra destra e sinistra a scatola chiusa.

Quindi io, elettore di sinistra, che magari auspico una maggiore apertura verso i diritti delle coppie omosessuali e che magari, in tempi remoti ho votato per il divorzio e l’aborto, potrei trovarmi ad essere rappresentato da un parlamentare cattolico schierato su posizioni antitetiche alle mie. E che, per ciò stesso, non mi rappresenterebbe.

I parlamentari cattolici nel partito democratico che preferiscono schierarsi sulle posizioni della Chiesa anziché su quelle concordate in sede di partito di fatto tradiscono gli elettori.

Sono una sorta di quinta colonna che obbedisce a ordini che arrivano dall’esterno. Mentre un cittadino comune ha tutti i sacrosanti diritti di sentirsi vincolato dalle norme dettate dalla sua religione un rappresentante del popolo non può diventare un agente della psico polizia vaticana. Se votare una legge, ripeto concordata e limata in sede di partito (e che per ciò stesso rappresenta un compromesso), è così incompatibile coi legittimi diktat della sua coscienza costui può tranquillamente dimettersi.

Se invece resta al suo posto i suoi doveri verso l’elettore che rappresenta antecedono quelli verso entità ultraterrene gerarchicamente sovrastanti solo nell’immaginario privato del parlamentare. Egli non può esimersi dal votare quello che in sede di partito è stato concordato perchè un comportamento altro sarebbe incompatibile con la democrazia.

Se il PD vuole davvero rappresentare il nuovo, la modernità non può tirarsi indietro dalla battaglia sui temi civili pena la percezione che “destra e sinistra siano uguali” .

Se il PD perderà anche questa occasione allargherà la frattura tra sé ed i suoi elettori che, come detto sopra, non hanno alcuno strumento elettorale per punirne o premiarne il comportamento di colui che siede in parlamento in virtù dei voti ricevuti.

Ai tempi del Duce e delle sue politiche demografiche la famiglia era finalizzata alla procreazione e all’accrescimento della potenza economica della nazione oggi quel modello di famiglia patriarcale e rurale non ha alcun senso in un mondo globalizzato e postmoderno.
Vedere la sinistra (e non la destra che su questi temi se non altro ha sempre mantenuto una sua coerenza) inseguire tale modello bloccando l’iter di una riforma su cui il paese è certo più avanti di chi lo rappresenta fa solo tristezza.

Gianvittorio Musante