Visti al Cinema. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, un ritratto autentico delle unioni civili in Italia. Fotografia dei nostri rapporti “reali”

Vero è che al cinema i cellulari si spengono per buona abitudine, l’invito del regista Paolo Genovese con il film “Perfetti Sconosciuti”, in sala dall’11 Febbraio, per  Medusa Group e Lotus production, va ben oltre: una riflessione su ciò questi che sono diventati nella nostra vita. Il cellulare, un velo di Maya che nasconde inganni, tradimenti, omofobia, segreti e rivela quanto la realtà stia diventando una camera spenta sulla capacità di autorappresentarsi nei rapporti con gli altri, in amicizia come in amore. Girato in perfetto stile italiano, il film attraversa le atmosfere della commedia dei grandi maestri come Scola e Risi con un cast di attori bravissimi: Kasia Smutniak, Anna Foglietta, Alba Rohrwacher e l’esordiente Benedetta Porcaroli accanto a Valerio Mastrandrea, Marco Giallini, Giuseppe Battiston ed Edoardo Leo.

Siamo a Roma in un appartamento elegante dei Parioli dove tre coppie di amici si ritrovano per una cena: conosceranno la nuova fidanzata del caro amico Peppe (Giuseppe Battiston), professore di ginnastica da poco licenziato che, contrariamente, alle aspettative, si presenta solo. L’intreccio comincia proprio nel capovolgimento dell’attesa: Lucilla non arriva con Peppe, è  ammalata.  Resta l’eclissi lunare che gli amici potranno osservare dalla bella terrazza in casa di Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak), un chirurgo plastico e una psicologa sposati da anni.  Una coppia matura e, apparentemente, in crisi matrimoniale per il conflitto della madre con la figlia adolescente, che proprio quella sera uscirà di casa per “diventare grande”.

Scritto e diretto come una pièce teatrale, strada che infatti il film ha già preso (dopo la prima proiezione in sala è previsto il remake in ben cinque Paesi nel mondo tra cui Spagna, Francia, Germania, Sudamerica) il film di Paolo Genovese (nella foto in alto)  non denuncia l’ipocrisia, la ritaglia su ogni volto segreto del singolo protagonista e, proprio come a teatro, il deus ex machina dell’azione, con un intelligente e sottile gioco di rappresentazione, diventa l’oggetto stesso del dramma. In questo senso la forza del film è tutta nella finzione scenica: siamo delle maschere, nel senso autentico dell’etimologia del termine, siamo persone con finte espressioni, in un selfie, piuttosto che in bip segreto, più di una scatola nera, nelle memorie virtuali, stiamo diventando matrioske del nulla. Perfetti Sconosciuti è allora, come da colonna sonora, un invito a conoscersi, come forse riesce a fare solo chi nella propria vita affronta i passaggi segreti della propria identità. E, come dalla colonna sonora omonima, il nuovo singolo di Fiorella Mannoia, il film ci lascia con una bella domanda: dove sei stato in questi anni?

Nadia Lisanti