Visioni. Amore e tecnologia, un’ accoppiata pericolosa… “La corrispondenza”, l’ultimo film di un sempre sorprendente Tornatore

Le riprese sono iniziate nel marzo 2015 e sono proseguite per circa 10 settimane, tra Italia, Scozia ed Inghilterra. Suggestiva la location sull’isola di San Giulio, nel lago d’Orta, nel film ribattezzata con il nome di “Borgo Ventoso”, un luogo incantato dove i protagonisti sono soliti incontrarsi come amanti. Magnifici  gli scorci  di Edimburgo, con le  immagini dell’ università e di altre strade e vie  adiacenti alla Stafford Street-West End Scozzese. Il 2016 ha aperto la vetrina  cinematografica con molte pellicole di qualità; una di queste  è ” La corrispondenza”,  ultimo impegno “dell’uomo delle stelle” Giuseppe Tornatore. Questo regista  scruta spesso  il cielo in cerca di risposte, in molti dei suoi film, da “Nuovo Cinema Paradiso “in poi.   Il 14 gennaio il suo  ultimo lavoro ha debuttato nelle sale. Il ruolo maschile è stato affidato a “Lui”, perchè la legge del tempo si  fida dei suoi 67 anni  portati egregiamente, è come se l’accumulo di fascino maturato in tutta la carriera si concretizzasse tutto in questo ruolo, e nella sua tradizione di  seduttore: Jeremy Irons,  è lui,  la stella del firmamento cinematografico.   Con  lucidità e  metodo  Irons , persegue il ruolo di  “amante devoto” durante tutta la vicenda. Il Londinese Doc, avvolto nelle sue sciarpe da “Mattino nebbioso”, come un fotomodello che si appresti ad una passerella, interpreta nel film il ruolo di un noto professore universitario di “Astrofisica”, Edward Phoerum; al suo fianco la   studentessa fuoricorso , ex “Bond girl” Olga Kurilenko nel ruolo di Amy Rian, la protagonista.  E’ una storia d’amore molto potente e soprattutto attuale, di quelle innovative che, dopo un unico incontro fisico, in un Hotel “Da Congressi”, si sviluppa e cresce, solo  tramite la tecnologia: messaggi, telefonate Skype, mail e telecamere. Sono separati da situazioni tangibili: l’età, lui professore affermato e noto al grande  pubblico dei ricercatori universitari  nell’ambito dell’Astrofisica, lei studentessa fuoricorso e stuntwoman per mantenersi agli studi, che lui chiama:”Mia Kamikaze”. Come sfondo la famiglia di lui a conoscenza della relazione, i chilometri  e tanti magnifici paesaggi, testimoni della “passione”. I due si nutrono  a vicenda per un  prolungamento reciproco nell’altro, in un ambiente  quasi surreale che tocca il punto più alto nell’universo stellato.  L’incontro dei   personaggi che condividono la stessa esaltazione li porta  a credere in una immortalità amorosa quasi tangibile e, nel momento in cui la separazione forzata avviene, il legame non si spezza, anzi viene affermato, manipolato, proiettato in un infinito tangibile, nella nebulosa di un universo ospite della loro  unicità  di amanti. Il “Dopo che verra’” è quasi visibile. Vi è poco di terreno in questa storia, dai risvolti inquietanti; lo spettatore si chiede se sia amore o ossessione, egoismo o passione,  essendo io,  romantica per  indole, propendo per la prima ipotesi. E’ una caccia al tesoro, dove il premio finale dovrebbe essere l’affermazione della relazione, fatta di codici interpretativi creati per non interrompere quel filo invisibile che li unisce e che  dovrebbe  protrarsi anche oltre la vita stessa. Non voglio svelare oltre, il film va visto e interpretato dall’anima individuale di che lo guarda, è questo:”L’arcano”. In fondo le leggi della natura governano il movimento della terra e degli altri corpi celesti, forse anche dell’ “Amore?”

Maria Grazia Vannini