Sono sempre stato dalla parte degli Indiani. Altro che film di John Wayne!!

Qualche tempo fa circolava sui muri di Milano un manifesto leghista raffigurante un indiano con tanto di copricapo piumato e la scritta che lo accompagnava diceva più o meno così (cito a memoria)…non si opposero all’immigrazione. Sottintendendo: guardate la fine che hanno fatto. Rispetto alla abituale sguaiatezza della comunicazione leghista qui c’era un insolito sforzo ma anche un errore di fondo. Gli indiani si opposero eccome! Altroché!

Ed allora dedicherò il nostro tradizionale appuntamento con la storia agli indiani d’America o nativi americani che dir si voglia. Come tutti i vinti hanno la mia simpatia.

Tutti avremo visto da bambini i vecchi western con gli indiani cattivi ed i cowboy buoni. Solo negli anni settanta il cinema cominciò a riabilitarne la figura e a non dipingerli più a fosche tinte. Il fatto che ormai fossero una minoranza chiusa nelle riserve diede certamente  una grossa mano al politicamente corretto.

Film come Soldato Blu, Il piccolo grande uomo, Balla coi lupi hanno narrato certamente una storia più vera e più vicina alla realtà.

Se personaggi come Geronimo e Toro Seduto sono noti anche ai bambini vorrei dedicare questo spazio ad altri meno noti ma non per questo meno importanti.

Cominciamo con Pontiac. A qualcuno questo nome ricorderà una vettura della GM ma Pontiac fu un grandissimo leader del suo popolo, gli Ottawa. Nacque nel 1720 e morì nel 1769. Per tutta la vita si vide costretto a barcamenarsi tra francesi ed inglesi che combattevano per il predominio sul Canada.

Gli indiani preferirono allearsi coi francesi che, bisogna dirlo, li trattavano con più umanità degli inglesi per i quali erano solo selvaggi da sfruttare e possibilmente sterminare.

Pontiac riuscì ad organizzare una lega di tribù che per molto tempo tenne testa agli inglesi. Si dovette arrendere solo davanti alle mura di Fort Detroit sconfitto non dai soldati ma dal vaiolo che i bianchi avevano diffuso tra i nativi offrendo loro coperte infette.

Ebbe un ruolo sempre più marginale man mano che i francesi dovettero cedere posizioni. Fu ucciso da un altro indiano assoldato da un commerciante bianco a cui Pontiac aveva ostacolato gli ambigui traffici. Sul diverso modo con cui francesi e inglesi trattavano gli indiani suggerisco un bel capitolo del libro Nelle vene dell’America di William Carlos Williams.

Ed ora invece passiamo a Osceola, capo dei Seminole della Florida. Visse tra il 1804 ed il 1838. Combatté a lungo contro i soldati del generale Andrew Jackson con cui i Seminole nel 1832 firmarono un trattato che gli obbligava ad abbandonare le loro terre e a trasferirsi altrove. Osceola non riconobbe il trattato e per due anni capeggiò la guerriglia negli impervi e paludosi territori che gli indiani conoscevano benissimo. Anche lui non venne sconfitto in battaglia ma fu tradito da uno dei suoi. Per catturarlo il generale Jesup lo invitò ad dei colloqui di pace che erano in realtà una trappola. Osceola fu arrestato e condannato a morte. La sentenza fu eseguita il 30 gennaio del 1838. Per l’occasione Osceola indossò le vesti di capo e si dipinse coi colori di guerra.

Si potrebbe continuare citando ancora grandi personaggi come Nuvola Rossa o Cavallo Pazzo o Capo Giuseppe che portò il suo popolo sulla soglia della libertà in Canada dopo un’odissea per gli Stati Uniti braccato dalle truppe del generale Miles (e che si dovette arrendere a pochi chilometri dal confine). Per chi volesse approfondire non mancano testi interessanti ma forse il più bello resta Alce Nero parla di John Neihardt.

Vorrei concludere questo brevissimo excursus parlando della Ghost Dance che si diffuse verso la fine dell’Ottocento. Si credeva che praticando la “danza degli spettri” fosse possibile cacciare i bianchi con la forza della magia e tornare a cacciare liberi nella prateria.

Il culto, che aveva forti valenze politiche, suscitò molti entusiasmi ma anche la diffidenza delle autorità governative.

Teatro dell’ultimo massacro fu la località di Wuonded Knee dove si erano radunati centinaia di adepti della Ghost Dance. Subito si videro circondati dai soldati del Settimo Cavalleria che intimarono di consegnare tutte le armi. Pare che uno degli indiani, sordo, non avesse obbedito all’ordine e per eseguirlo scoppiò un tafferuglio durante il quale partì un colpo di fucile.

I soldati allora cominciarono a sparare sulla folla con le mitragliatrici uccidendo donne e bambini, giovani e anziani. Alla fine i morti furono circa 300 ma il numero esatto non si seppe mai. Era il 29 dicembre del 1890. Così finiva la grande epopea delle Guerre Indiane caratterizzate da pulizie etniche, tradimenti, accordi violati e massacri di civili. Altro che western con John Waine!