Seminari. Trasfigurazioni e macchiette nel teatro di varietà. Incontro a cura del Prof. Scialò giovedì 17 all’Istituto Benincasa di Napoli

Nell’ambito del secondo ciclo di seminari Ignobile Novecento. Cultura di massa tra arte, mercato e trash, il giorno 17 marzo 2016 alle ore 16,30 nell’aula Leopardi della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, il professor Pasquale Scialò terrà un incontro sul tema Trasfigurazioni e macchiette nel teatro di varietà. Nel primo ventennio del Novecento il Teatro di Varietà costituisce una rappresentazione ad alta fedeltà del clima politico, dei valori e del costume del tempo: uno spettacolo di arte varia che a Napoli si diffonde a macchia d’olio in numerosi teatri, dal lussuoso Salone Margherita a piccole sale di quartiere. In questi spazi vere étoile internazionali, chanteuse danseuse legère, excentrique,, èpileptique, gommeuse, si alternano a improvvisate artiste franco-napoletane che intrattengono un pubblico maschile, nonché maschilista, interessato più alle fattezze fisiche delle ragazze che alle loro doti canore.

Sullo stesso palcoscenico si esibiscono i comici che eseguono brevi “numeri” di teatro musicale miniaturale, la cosiddetta “macchietta”, portando in scena, con un linguaggio traboccante di doppi sensi, un’ampia galleria di tipi tratti ora dai bassifondi, ora dai salotti bene. In questa metamorfosi dai malfamati luoghi reali ai fastosi palcoscenici della belle époque, il macchiettista, come ricorda il futurista Rodolfo De Angelis, costituì lo specchio deformante di quella realtà accorgendosi ben presto «di essere molto meno comico degli abitués che lo acclamavano, tutti nobiloni, dai nomi ingombranti e roboanti, affetti da podagra e da tic nervoso, che ai tanti spassi con i quali allietavano la loro futile e inu­tile esistenza, avevano aggiunto ora quello del café-chantant.»Così Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, il futurista Francesco Cangiullo perlustrano questi luoghi con un accanimento a volte crudele alla ricerca di vizi, debolezze, sorrisi e angosce di un mondo, direbbe Leo De Berardinis, pieno di «Chiant’’e resate e resat’’e chiante!»