Ricorrenze. Oggi 27 gennaio, Giorno della Memoria … Il suo significato a parte la retorica e i confronti inopportuni

E oggi è il 27 gennaio, il Giorno della Memoria…. In molte scuole di fronte ad una platea di studenti poco interessati, si terranno lezioni sulla Shoà. In televisione stasera andrà in onda qualche vecchio film sull’argomento (o peggio ancora una fiction Rai) e in qualche studio televisivo politici, giornalisti, un prete ed un sociologo diranno esattamente quello che ci si aspetta di sentire da loro.

E poi, tranquilli ed autoassolti,  domenica tutti dietro a qualche bello striscione razzista allo stadio.

Anche questa data, come molte altre, (e penso al 25 aprile, al 1 maggio, al 2 giugno…) si sta rapidamente usurando, come un ingranaggio che gira senza lubrificazione. Anzi direi che sta affondando nel mare magno della retorica a comando.  E poi, dopo che ciascuno avrà recitato la sua parte, si rimanderà tutto all’anno prossimo.

Su qualche giornale comparirà il solito articolo e sui social, come per un riflesso pavloviano, si scatenerà la contro-retorica: E i palestinesi? Via libera sarà data ai commenti di quanti vorranno paragonare l’Olocausto alla condizione dei palestinesi. Sennonché tale paragone è semplicemente privo di alcun senso.

Certamente lo stato di Israele è un frutto indiretto della Shoà. Se i nazisti non avessero sterminato gli ebrei di mezza Europa a nessun orologiaio di Cracovia, a nessun sarto di Amsterdam, a nessun avvocato di Milano sarebbe saltato in mente di andarsene in un paese tutto da costruire ed attorniato da vicini che sarebbe poco definire ostili. In Palestina sarebbe rimasto qualche idealista inseguitore di utopie socialiste in qualche sperduto Kibbutz . La Storia invece è andata diversamente.

Ora se i palestinesi stanno come stanno in gran parte il merito è loro. Si sono fatti strumentalizzare prima dal nascente nazionalismo arabo e poi dalla Guerra Fredda. Avrebbero potuto accettare fin dall’inizio la soluzione dei due stati e magari, da posizioni di forza, trattare migliori concessioni territoriali.

Invece si sono fatti usare per cause che non necessariamente erano le loro. Ed ora che la guerra fredda è finita sono rimasti col cerino geopolitico in mano e non gli resta altra sponda che quella, alla lunga perdente, del fondamentalismo islamico. Si sono cacciati nel peggiore isolamento politico della loro storia divenendo ininfluenti per qualsiasi soluzione dei problemi della regione.

Fiumi di denaro arrivano da tutto il mondo all’autorità palestinese ma in buona parte finiscono nelle tasche di una classe dirigente tra le più corrotte che non ha acun vero interesse alla pace perchè con la pace perderebbe molto del suo potere.

Come sempre accade chi ci va di mezzo sono i poveri cristi ma questa non è una novità.

E siamo arrivati al paradosso che un arabo palestinese che abbia la cittadinanza israeliana gode di una quantità di diritti civili che in un altro qualsiasi paese della regione si sognerebbe la notte.

Altro che Shoà dei palestinesi! Immagino già che questo articolo susciterà qualche polemica. Bene era mia intenzione. Non sono riuscito a scrivere le solite cose…. Mai più!…Tutta colpa dei nazisti….la memoria qui, la memoria lì. Perdonatemi o non leggetemi più. Noi italiani siamo molto bravi ad assolverci. Le leggi razziali? Le fece Mussolini. Noi eravamo tutti partigiani!

E allora andate a visitare, sotto la stazione Centrale di Milano un luogo sconosciuto alla gran parte delle migliaia di persone che ci passano ogni giorno. E’ il binario 21. C’è un vagone utilizzato per il trasporto dei deportati da Milano ai vari campi di concentramento e una lista di nomi.

Non c’è altro ma basta ed avanza. Restarci più di cinque minuti fa male, è inquietante. Ed il silenzio che vi regna vale più delle migliaia di parole a vanvera che oggi ci toccherà ascoltare.

Gianvittorio Musante