Riapertura Cinema Genio. “Perchè non sfruttare i fondi della Regione Lazio o la legge n. 2287 del governo in materia?”. Il consiglio “tecnico” dell’ex segretario Psi Gugliotta

Ho letto con interesse il dibattito che si è sviluppato intorno al recupero del Cinema Genio con il susseguirsi di precisazioni, polemiche, proposte e le inevitabili strumentalizzazioni politiche. Ad alimentare quest’ultime non sono minimamente interessato, ma vorrei, invece, avanzare una proposta che, a partire dalla riappropriazione di un bene pubblico come il Cinema Genio da parte della città di Viterbo, provi a stimolare un dibattito anche sulle modalità di definizione dei contenuti.

Il cinema Genio è un pezzo della storia recente della città di Viterbo, è strettamente connesso con la memoria di generazioni di viterbesi e di cittadini di tutta la provincia che lo hanno frequentato e hanno vissuto in quella sala emozioni e sentimenti.

Credo che restituire il cinema Genio ai cittadini sia un’operazione che va oltre la semplice individuazione di qualcuno disposto ad investire dei soldi per ristrutturarlo.

La ristrutturazione del cinema Genio a mio avviso deve essere l’occasione per attivare energie e coinvolgimento più ampi su un progetto culturale condiviso e partecipato dalla comunità.

Ho l’impressione che questa volta l’indirizzo dato dalla politica abbia mancato di ambizione e di una visione che a Viterbo sono necessari se vuole diventare una città che fa della cultura il perno del suo sviluppo e della sua identità.

Probabilmente la fretta di tornare a proiettare film nella gloriosa sala, favorendo un afflusso di spettatori in un centro storico sempre bisognoso di occasioni che spingano a recarvisi, e la scarsità di risorse pubbliche da destinare allo scopo, hanno spinto ad una facile soluzione: affitto calmierato, multisala e vai di blockbuster.

Sono molte in Italia, invece, le amministrazioni che hanno colto l’occasione fornita dalla rifunzionalizzazione di immobili pubblici abbandonati, dismessi o semplicemente da ristrutturare per attivare intorno ad essi partecipazione dei cittadini, forme di inclusione ed innovazione sociale ed opportunità per nuovi spazi e contenuti culturali.

Coinvolgere le associazioni presenti sul territorio cittadino ed i soggetti pubblici e privati che operano nel settore culturale per stimolare proposte per un utilizzo polifunzionale del Cinema Genio credo sia un’operazione ancora possibile. Avere nel centro storico un immobile con quelle caratteristiche, ma soprattutto legato al vissuto dei cittadini consente di immaginare forme di coinvolgimento più ampio ed in grado di diventare esse stesse un valore per la città.

Pensiamo a cosa sarebbe in grado di stimolare una gara di idee per l’utilizzo della struttura ed una grande operazione di crowdfunding ad essa connessa ed a quali forme di governance partecipata si potrebbe approdare, senza negare l’originaria funzione di sala cinematografica, ma arricchendola di altri contenuti ed attività culturali e creative.

Il problema del recupero delle sale cinematografiche storiche situate nei centri delle città non è solo di Viterbo, è questione annosa ed alla quale più istituzioni stanno lavorando per cercare di dare una soluzione.

I fondi attribuiti qualche tempo fa dalla Regione Lazio per l’attivazione di un’Officina di arti e mestieri sono un esempio.

Un altro esempio è quello fornito dal Disegno di Legge n. 2287 sulla “Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo e deleghe al Governo per la riforma normativa in materia di attività culturali” attualmente in discussione in commissione Cultura al Senato “l’istituzione di un’apposita sezione del Fondo per il cinema e l’audiovisivo, con dotazione annua di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, per la concessione di contributi a fondo perduto, ovvero contributi in conto interessi sui mutui o locazioni finanziarie, finalizzati alla riattivazione di sale cinematografiche chiuse o dismesse … ed alla ristrutturazione e adeguamento strutturale e tecnologico delle sale”. La priorità nella concessione dei contributi viene riconosciuta “alle sale che oltre alla fruizione cinematografica e audiovisiva, garantiscano, anche con il coinvolgimento degli enti locali, la fruizione di altri eventi culturali, creativi, multimediali e formativi in grado di contribuire alla sostenibilità economica della struttura ovvero alla valenza sociale e culturale dell’area di insediamento”. La concessione dei contributi può inoltre essere “subordinata a obblighi del soggetto beneficiario relativi alla destinazione d’uso dei locali e alla programmazione di specifiche attività culturali e creative, ivi inclusi impegni nella programmazione di opere cinematografiche e audio-visive europee e italiane”.

Si vuole quindi spingere la realizzazione di interventi di recupero su questa parte del patrimonio immobiliare dismesso delle città verso soluzioni che generino valore sociale e culturale per le comunità e non solo valore economico per chi proietterà cinepanettoni e filmoni americani di cassetta.

Credo che l’amministrazione comunale non debba lasciarsi sfuggire quest’occasione per fare un’operazione culturale di vasta portata: nei metodi e nei contenuti.

Edoardo Gugliotta