Renzi contro tutti. Amministrative, Referendum…. L’autunno caldo del sempre più irritabile Premier

E il nostro amato premier ha vinto la tornata referendaria sulle “trivelle”, che poi trivelle non erano, e pensava di aver vinto il primo round. Sapeva bene che la disaffezione alle urne e l’aver visto sistematicamente ribaltare la volontà espressa da chi si era recato al voto avrebbero fatto vincere la linea dell’astensione. Come diceva una pubblicità di qualche anno fa “gli piace vincere facile” anche se, dopo aver  trasformato il referendum sulle concessioni petrolifere, in un referendum su di lui quattordici milioni di SI’ probabilmente non se li aspettava.

Oggi, mentre si avvicinano a grandi passi le elezioni amministrative, ha altri buoni motivi per non essere tranquillo. I candidati PD, imposti con primarie a dir poco discutibili, non sfondano. Perfino Sala, quello forse messo meglio, non ha che un piccolo margine di vantaggio sul suo avversario-clone.

Altrove sarà ancora più dura. A Napoli adesso, a sparigliare ulteriormente le carte ci ha pensato l’ultimo arresto eccellente Stefano Graziano, presidente del partito in regione, mica un pinco pallino qualsiasi. E su di lui pesa la peggiore accusa che possa pesare per chi vuole rappresentare il “nuovo”: collusione coi clan camorristici.

Avevano rottamato i “vecchi”, i Bersani, i Bassolino, i D’Alema ma poi? E’ stato facile scalare un partito moribondo, senza più identità, scavalcato dalla Storia. I renziani hanno fatto esattamente come i cinesi che, con un piccolo investimento, si sono appropriati di marchi decotti ma con una gloriosa storia alle spalle. Ora producono tutt’altro (ed il livello della qualità in molti casi è crollato) ma il marchio è noto, è conosciuto, ha una sua fedele clientela che continuerà a comprarlo, a cercarlo sugli scaffali dei negozi.

Il nostro amato premier non è più tanto sicuro che comparire in televisione giorno e notte, inaugurare opere cominciate quando faceva le medie (o fatte dagli svizzeri), elargire ottanta euro a tutte le categorie che gli vengano in mente, dai nati del sagittario ai proprietari di gatti siamesi, possa bastare.

E poi quei maledetti magistrati che disturbano il manovratore! Ma si può andare avanti così?

E’ assurdo dire che i politici non hanno smesso di rubare ma hanno smesso di vergognarsi! Forse non hanno mai nemmeno cominciato a vergognarsi.

Il nostro è preoccupato e da qualche tempo si scoperto garantista. E vorrebbe mettere la magistratura sotto la tutela della politica. Esattamente quello che prima di lui avrebbe voluto fare il cavaliere ed al quale proprio il PD non permise. Perché allora i giudici erano “buoni” ed oggi sono “cattivi”. Devo dire che non mi stupirei se ci riuscisse. Basta leggere quanto scrive Il foglio. Sembra diventato Repubblica! Appoggio incondizionato alla linea governativa su intercettazioni e altro.

Le amministrative si avvicinano in un clima piuttosto avvelenato e l’emergenza profughi, gestita o meglio non gestita all’italiana, sta regalando un consenso crescente alla Lega di Salvini.

Siamo rimasti i soli a parlare d’Europa, spesso a sproposito, mentre l’Europa, alla prova dei fatti si rinchiude entro limes sempre più inaccessibili.

Un tonfo alle amministrative sarebbe un gran brutto presagio per il referendum d’ottobre. Su questo Renzi ha dichiarato di volersi giocare il suo futuro politico e fargli uno sgambetto è una bella tentazione per i nemici di ogni colore dai grillini agli ultimi comunisti.

L’unico che oggi come oggi potrebbe aiutarlo è il Cavaliere, ma il prezzo da pagare è più alto di quanto Renzi pensasse. Sperava che a Berlusconi bastasse aver salvato le aziende ed essere fuori da ogni processo ma non è così. Il Cavaliere rivuole la sua verginità politica. Vuole soddisfare il suo ego e prendersi la rivincita sulla sinistra che lo ha esautorato dal potere preferendogli un Monti qualsiasi. Il Cavaliere vuole per sé il titolo di Padre  della Patria.

Intendiamoci, Renzi sarebbe dispostissimo a darglielo ma la base del partito, educata in vent’anni ad un antiberlusconismo pavloviano, come potrebbe reagire?

Si avvicina l’autunno e potrebbe diventare, parafrasando Shakespeare, l’autunno del nostro scontento, l’autunno dei molti scontenti (e quattordici milioni di scontenti potrebbero scoprirsi molti, molti di più).

Gianvittorio Musante