Referendum Trivelle. Ecco perchè il quorum non ha più senso e la vittoria di Renzi non c’è stata

Faccio un po’ di conti. Politiche 2013, astenuti 30 per cento; Europee 2014, astenuti 42 per cento; Regionali 2015, astenuti 48 per cento. La media degli astenuti delle ultime tre tornate elettorali è del 40 per cento. Ed è da questo dato che bisogna partire per cercare di interpretare il significato politico del referendum. Il dato che appare palese è che per far naufragare il referendum Renzi ha sfruttato il traino ormai consolidato degli astensionisti. Un 40 per cento di astensionisti cronici – elettori autorottamati – che inevitabilmente fa abbassare la quota dell’elettorato attivo. Dai 45 milioni sulla carta ai 27 milioni di votanti reali, dunque. Ed è questo dato – 27 milioni di elettori attivi al netto degli astensionisti cronici – che indica come gli “obbedienti” renziani si siano fermati a 11 milioni mentre i “disobbedienti” siano arrivati a 16 milioni. Un gap anti Renzi-Napolitano di 5 milioni. Scusate se è poco… Per cui parlare di vittoria di Renzi (come oggi stanno facendo molti commentatori ignorando la matematica, ignorando la consolidata disaffezione degli italiani verso la politica e ignorando i “tradimenti” dei presidenti delle Regioni che avevano promosso il Referendum) significa dunque affidarsi ad analisi superficiali e farsi sopraffare dalla voglia di fare da grancassa e megafono alle ragioni del Premier. Come dire, che s’addà fa pe’ campà… Ps. Il quorum nella demonizzata Prima Repubblica aveva ragione di essere in quanto le Leggi venivano approvate dalla maggioranza del Parlamento, maggioranza che rispecchiava la volontà popolare. Oggi che le Leggi sono approvate da minoranze che diventano maggioranze drogate grazie al premio di maggioranza il quorum non ha più ragione di esistere. Come le Leggi oggi le fanno le minoranze sia consentita l’abrogazione di esse anche alle minoranze. O no?

Marino Marquardt