Pubblicità: siamo sicuri che siamo noi a scegliere i prodotti? L’assedio quotidiano al nostro subconscio

Come si convince qualcuno che non può più vivere senza il nuovo smartphone o senza l’auto col Bluetooth? Che senza quelle nuove sneakers non sarà mai veramente alla moda? Che sarà grazie a quel profumo sponsorizzato da quell’attore bellissimo, che la donna della sua vita si girerà e lo noterà in mezzo alla folla?

Beh, non si tratta di miracoli, ma di pubblicità persuasiva.

La persuasione è infatti alla base del messaggio pubblicitario, così tanto che se questo ne fosse privo, non potrebbe più definirsi tale.

Non credete però che creare spot di grande impatto sia una cosa semplice o che si possa improvvisare, anzi.

Con il tempo, l’arte di convincere i consumatori ad acquistare si è evoluta sino a diventare una scienza: è il neuromarketing ad insegnarci che le scelte che siamo convinti di assumere in piena autonomia in realtà non provengono da noi stessi. Nella nuova frontiera del marketing neurologi e psicologi sono stati assoldati da grandi aziende per cercare di capire come influenzare le scelte di consumo, intervenendo a livello del subconscio e scavalcando il momento della decisione razionale.

Il neuromarketing investe tutti i nostri sensi e prende il nome di sensory branding.

La frase “sento il profumo di affari” è diventata ben di più di un semplice modo di dire: sembrerebbe infatti che il profumo di vaniglia in un negozio di abbigliamento femminile faccia raddoppiare le vendite e che uno spray all’aroma di cheeseburger al bacon spruzzato abbondantemente nei condotti di aereazione dei fast food faccia vendere più hamburger.

Anche Las Vegas non è da meno con l’elio pompato negli impianti di areazione dei casinò che, rilasciando adrenalina nel cervello, innalza la soglia di percezione del rischio dei giocatori spingendoli a fare giocate più azzardate.

Nella pubblicità quindi il nostro subconscio sembra essere un elemento essenziale sul quale puntare anche mediante i messaggi subliminali. Questi, che da molti sono considerati delle leggende metropolitane, sono informazioni che il cervello assimila a livello inconscio, cioè senza che la nostra parte razionale realizzi nulla.

La motivazione principale per cui vengono usati è perché tramite questi si vuol inviare al nostro subconscio un messaggio diverso da quello principale percepito dalla nostra parte conscia.

Ma la domanda è: perché non ce ne accorgiamo?

Perché il nostro cervello vede solo ciò che vuole vedere, o che si aspetta di vedere, tutto quello che va contro i nostri valori, o non è plausibile, a livello razionale viene represso e classificato come “non è possibile che sia così!”.

Basti pensare a quelle pubblicità di liquori che, oltre allo slogan che ne esalta il sapore, per la parte inconscia è riservata la scritta “Sex” nascosta spesso nel bicchiere, ad indicarci che quella bevanda potrebbe…beh, dai, avete capito.

Quindi, quando avete deciso di acquistare un prodotto, la domanda che dovreste porvi è: chi ha scelto di comprarlo?

Simone Rufino