Nomine Rai. E alla fine la Bignardi di ben nota schiatta diresse Raitre… Un “family day” per figli, nipoti, mogli… di papà? Sì, uno “spocchia day”…

Parafrasando Tolstoj potremmo dire: tutte le famiglie potenti si somigliano, poco importa se siano di destra o di sinistra. E le famiglie potenti si proteggono l’un l’altra e si spartiscono posti di potere e ricchezze. Mi direte che così va il mondo, che non è una novità, che per averne conferma basta pensare ai Kennedy, ai Bush o alla dinastia dei dittatori nordcoreani. E’ vero ma in Italia questo assume valore di norma e non di eccezione.

Qualcuno, anni addietro, parlò di familismo amorale per definire certi fenomeni di trasmissione di favori e clientele e potremmo dire che non solo niente è cambiato ma anche che tutto è peggiorato.

La famiglia è dappertutto. Straborda, occupa, riempie. La famiglia del clan camorrista e quella che campa con la reversibilità della nonna, supplendo alle carenze di uno stato sociale in via di smantellamento: la famiglia è proteiforme.

La famiglia è l’unica istituzione di cui l’italiano sente di far parte a pieno titolo anche se magari poi finisce per parlarne solo al suo analista. Ma la famiglia potente ha sempre avuto una marcia in più. Sono lontani i tempi in cui papa Borgia si preoccupava di creare uno stato tra Marche e Romagna per il proprio figliolo ma sono vicinissimi quelli in cui ci si occupava in famiglia, rigorosamente etero, di come custodire ed impiegare al meglio il frutto delle mazzette.

In questo paese bisognerebbe organizzare un vero Family-day a cui dovrebbero partecipare le mogli  e i figli di onorevoli, docenti universitari, giornalisti, primari ospedalieri e gran commis di stato  che si tramandano di generazione in generazione i loro posti di comando e di prestigio. Certo non sarebbe una piazza molto affollata ma sarebbe giusto così, non si vorrà condividerla con cani e porci. Pochi ma buoni e non ci può essere posto per tutti, al più qualche amante in carica e qualche fidato tirapiedi a cui lanciare un osso ogni tanto.

Perché si scrive democrazia ma si dovrebbe leggere oligarchia. In questo paese un centinaio di famiglie si spartiscono ogni torta possibile come in un paese sudamericano o un emirato del Golfo. In Italia c’è un grado di mobilità sociale che nemmeno nel basso impero ma è giusto così. Sono io lo  stupido che dimenticava che oggi il vero privilegio è avere la pensione di reversibilità!

E poi, naturalmente, tutti costoro a parlare di meritocrazia. Se hanno quel che hanno è perché se lo sono meritato. Se richiesti amano ricordare che hanno frequentato le scuole giuste, fatto la loro gavetta presso quella grande testata o lo studio dell’arcinoto professionista. Insomma, una vita di sacrifici dimenticando di dire che spesso il solo loro merito principale sia stato nascere nella famiglia giusta che ha saputo metterli al posto giusto al momento giusto.

E se c’è un posto dove tutto questo diventa plateale è la Rai. Fateci caso: i cognomi dei giornalisti, su qualsiasi rete, sono sempre gli stessi, si avvicendano come monarchi su un trono. E se qualcuno ancora dubita ecco un’ultima conferma: la nomina di Daria Bignardi in Sofri al vertice di Rai tre.

La signora in questione in una recente intervista ci ha fatto sapere che lei guarda pochissimo la televisione. E’ un intrattenimento così piccolo borghese indegno di gente del suo rango! Immaginandosi il tinello di casa Rossi dove il televisore troneggia al centro della sala la povera Daria prova un fremito di orrore e disgusto. Almeno guardassero le invasioni barbariche!

Eppure va a dirigere una rete. Subito dopo la sua nomina ha tenuto a precisare di non essere renziana, quasi si sentisse in dovere di scusarsene. Non so come la Bignardi la pensi sul nostro premier ma mi spiace deluderla è renziana comunque, renziana dentro, renziana a sua insaputa. Perché essere renziani è un fatto antropologico prima ancora che politico. Quando sullo schermo del tg appaiono le varie onorevolesse piddì si fa fatica a distinguerle l’una dall’altra forse con la sola eccezione della Serracchiani a causa dell’orrenda frangetta.

Tutte ugualmente spocchiose e saccenti, tutte quarantenni d’assalto curatissime ed arroganti. A volte mi viene da pensare che esista una fabbrica della Tyrrel Corporation dove vengano fabbricate in serie. Il modello Nexus 9 è stato lanciato. I progettisti genetici gli hanno dato le fattezze della Daria Bignardi.

Gianvittorio Musante