Napoli. Commissariamento Bagnoli. Le tante incongruenze di un provvedimento che Comune e città non vogliono

Ben conosciamo l’azione non producente dei vari commissari, che si sono succeduti nel nostro territorio negli ultimi tempi: commissario per i rifiuti, commissario per la sanità, commissario per il porto, ecc.. Fino ad arrivare al recente commissariamento per Bagnoli, a fronte del quale il comune di Napoli viene espropriato dal governo centrale delle sue prerogative decisionali di governo del territorio, con la nomina di un commissario. Eppure c’è un precedente commissariamento, riguardante Napoli, (ignorato dai più, anche da me fino ad adesso) risalente al 1925, in piena epoca fascista e protrattosi per quasi tutti gli anni ’30. Leggendo con attenzione quanto riportato dal suddetto provvedimento fascista, non si può non condividere la convinzione che esso sia stato l’apripista del disordine urbanistico che ancora contraddistingue la nostra città. Questo perché, come sovente accade, anche allora furono protagonisti dell’operazione gruppi di potere e di pressione, tipo banchieri e palazzinari, che lasciarono incompleta l’urbanizzazione di una vastissima area, che da subito venne occupata da costruzioni non congrue, non comprese nel progetto e, creando soprattutto sui doppi versanti della collina un paesaggio disordinato, per molti versi orripilante ed offensivo. Pratica seguita con non chalance ed impunità, negli anni ’50 – ‘60, dal laurismo e dalle varie giunte democristiane. Come dimenticare il saccheggio della città sotto il commissariamento di Alfredo Correra, alla fine degli anni ’50. “Italia Nostra” e “Assise di Palazzo Marigliano”, non si erano costituite ancora? Perché adesso, per coerenza, non chiedono la sanatoria retroattiva di quegli scempi? Sempre i commissari da cui sembra emanarsi un’estesa maledizione per la nostra città. Il mio pensiero, leggendo queste notizie storiche, è andato istintivamente allo “Sblocca Italia” e dal famigerato articolo 33. È giusto equiparare la banalità del Male assoluto di ieri al Nulla assoluto dell’oggi? La mia personalissima opinione dice di sì, anche se la decisione del governo Renzi è da inquadrarsi in un diverso contesto sociale ed economico e questo perché gli attori in campo sono sempre gli stessi in quanto categorie prenditrici: banchieri, palazzinari e faccendieri vari all’ombra della malapolitica. Con in più inefficienza ed approssimazione progettuale, nonché con nessuna considerazione per i cittadini, per lo più versati, espropriati e deportati o lasciati a bocca asciutta dopo vane promesse. È sempre accaduto e può ancora accadere. Negli anni ’30 prebende e ricchezza vennero assicurate solo ai soliti noti e quasi niente alla cittadinanza, se non un lavoro provvisorio. E proprio in quel periodo, infatti, Napoli risultava essere la città più povera e cenciosa d’Italia. È pur vero che importanti opere vennero realizzate dal fascismo a Napoli, ma quale regime dittatoriale non decide di realizzare progetti faraonici e roboanti? Quale migliore propaganda in suo favore? Non è peregrino ipotizzare per Bagnoli la stessa sorte toccata a Napoli, attraverso decenni e decenni, e ciò sarebbe un evento tragico dopo più di vent’anni, di attesa e di pene, tra cui anche la mancanza di lavoro vero e dopo aver perduto migliaia e migliaia di posti di lavoro. Tutta questa riflessione porta a considerare sacrosanta la lotta del comune di Napoli contro lo “Sblocca Italia” e la conseguente ribellione degli abitanti del “Borgo marinaro” di Coroglio.

Aurelia Del Vecchio