L’Ora della Storia: Zelda Sayre, icona degli anni ruggenti del 1900

Zelda Sayre in Fitzgerald è stata un’icona degli anni ruggenti del 1900, socialista, pittrice, romanziera, moglie dello scrittore americano F. Scott Fitzgerald e molto altro ancora. Aveva uno spirito intelligente e audace, sembrava creata per affascinare chi le stava intorno e divenne una vera musa ispiratrice per la gran parte del lavoro di scrittura del marito. Il loro fu un turbolento e famoso rapporto, condito da alcoolismo, violenza, eccessi di ogni sorta, compresi quelli finanziari sia per i guadagni che per le perdite di denaro. La loro storia comprende un finale tragico, come fosse stato il copione di un film, articolato in problemi di salute mentale, rancori e dualismo esasperato. Le attività artistiche di Zelda includono un romanzo semi-autobiografico, un gioco di società intitolato “Scandalabra”, numerosi articoli su riviste note e meno affermate, oltre a racconti e dipinti. Morì tragicamente nel marzo del 1948 a causa di un incendio, mentre era ricoverata all’ospedale Highland di Asheville nel North Carolina. Nacque nella città di Montgomery in Alabama il 24 luglio del 1900, in quell’inizio di nuova era. Il padre era un noto ed affermato giudice in servizio presso la Corte Suprema dell’Alabama e Zelda, la piu’ giovane di cinque figli, passò un’infanzia privilegiata, ricca, colta e trasgressiva; desiderava essere una ballerina di talento e in molti la notarono per questo e, per diventare ciò che voleva, sfidò tutte le regole del suo tempo. Le si perdonava tutto perchè era brillante, socievole, anticonformista ma soprattutto bellissima. Amava trascorrere il suo tempo fumando e facendosi scortare da giovanotti elegantissimi, pronti a caderle sui piedi. Ci fu una battuta di arresto a questo modo di vivere “sopra le righe”. Si laureò nel nel 1918 e dopo poco ad una festa incontrò F. Scott Fitzgerald. Lui era lo scrittore prodigio e fu consacrato in quel ruolo dal romanzo”Di qua dal Paradiso”; lei incarnava il modello di bellezza dell’ epoca, bionda, minuta, vita da vespa, collo da cigno, occhi azzurro mare e pelle di porcellana. Emanava elettricità come fosse una graticola per zanzare, ma nonostante quel fascino innato, il parere del futuro marito su di lei, non deponeva a suo favore, le diceva che …”era solo luce riflessa”. Sarebbe dovuto intervenire lui in seguito, per “riscriverla”. Scott si inventò una “rilettura” di quel personaggio che però lo affascinava, ci infilò un tocco da femminista, in contrapposizione a una fragilità femminile maggiorata, le aggiunse una creatività avventurosa con un pizzico di drammaticità; così ne scaturì la nuova “Zelda”, marcata Fitzgerald. Si sposarono il 3 aprile del 1921 a New York e, a una settimana dal matrimonio con l’espandersi del successo del libro, i due divennero celebrità. Entrambi cominciarono a spendere e spandere e a consumarsi in una intensa vita notturna, con una esuberanza incontenibile. Il giorno di S. Valentino del 1922 Zelda sapeva di aspettare un bambino e, nove mesi dopo, accolsero la piccola Frances, come un nuovo piccolo e costoso giocattolo, “Scottie”per gli intimi. Cominciarono i guai finanziari, le eccessive abitudini di spesa familiare li costrinsero a diversi trasferimenti fino ad arrivare in Francia dove lui scrisse “Il grande Gatsby” e Zelda di rimando imparò a dipingere. La Francia però non era New York e il cambiamento era nel DNA della famiglia, perciò tornarono in America ma per breve tempo, perchè Zelda aggiunse ai suoi talenti il balletto classico. Fu invitata ad una performance persino alla “Royal Ballet of Italy” nel 1928, ma rifiutò, era abituata a fare ciò che voleva nel momento in cui lo desiderava. Tornarono a Parigi dove lei si dedicò ai suoi racconti. Zelda era entrata a gamba tesa nell’immaginario del marito era la sua icona incontrastata, tanto che le sue caratteristiche piu’ prominenti entrarono nei successi letterari di lui.”Questo lato del Paradiso” “Il bello e il dannato”, Il grande Gatsby”, “Tenera è la notte”. Lei era ovunque e in qualunque forma, ma presente in ogni dove in quei libri. Ma quanto impersonava di sè stesso lui in tutto questo? Quanto era rappresentativo della sua creatività nella realtà vera e propria, il “Grande Scott”? E’ cosa nota che era solito rubare i diari personali di Zelda, per inserirli come racconti scritti di suo pugno nei suoi libri, questa tattica scorretta li portò in una spirale discendente, a una relazione conflittuale e a un matrimonio contaminato di rancori. Questa sovrapposizione di ruoli si nutrì di alcoolismo e violenza e fu allora che Zelda accusò i primi problemi di salute mentale. Da quel momento seguì la rovina finanziaria per la seconda volta; a lei venne diagnosticata la schizofrenia e cominciò ad entrare e ad uscire dalle cliniche psichiatriche, la depressione, lo scambio di personalità e la mancanza di denaro, decretarono la fine di quel matrimonio, che continuò a vivere solo come facciata. F. Scott Fitzgerald morì consumato dall’alcool, dalla tubercolosi e, per colpa dei debiti, a tutto questo seguì un attacco cardiaco che lo stroncò all’età di soli 44 anni, il 21 dicembre del 1940. A otto anni i distanza lei morì avvolta dalle fiamme nell’ospedale psichiatrico dove era ricoverata. Come nel Grande Gatsby, come nella loro vita insieme, il finale si è svolto senza un lieto fine, ma prima di tutto questo, prima del dolore, della solitudine, della malattia e dei debiti, loro due insieme sono stati amanti, marito e moglie, alleati ,invidiati e anche rivali. Sono stati in definitiva uno la metà esatta dell’altro, ognuno il lato oscuro dell’altro. La loro vita si è trasformata in un capolavoro scritto a quattro mani…. “With whatever is left of me i love you” (Con qualunque cosa sia rimasta di me io ti amo).

Maria Grazia Vannini