L’Ora della Storia. Mafia Capitale….. un deja vu che riporta ai tempi della battaglia di Adrianopoli

Ascoltavo l’altro giorno alla radio il giornalista Mario Giordano presentare il suo nuovo libro: Profugopoli. In esso si racconta come improvvisate organizzazioni, che dovrebbero fornire sostegno ai disperati che sbarcano sulle nostre coste, siano in realtà organizzazioni criminali che intercettano gli aiuti europei e statali per deviarli nelle loro tasche. Così l’assistenza, che ai contribuenti costa miliardi di euro, non arriva che in minima parte ai destinatari ma finisce nelle tasche di tristi figuri che speculano senza rimorsi sulla disperazione altrui.

Mafia capitale è solo la punta dell’iceberg. Dieci, cento “mafia capitale” operano capillarmente su tutto il territorio nazionale.

E allora mi sono tornati in mente Massimo e Lupicino. I loro nomi diranno ben poco a molti di voi ma si tratta di coloro che per la loro avidità misero l’impero romano in ginocchio.

Facciamo un passo indietro e andiamo negli anni 70 del IV secolo dopo Cristo.

I Goti, popolazione nomade originaria della Scandinavia, si sono spostati per l’Europa nord orientale finendo per stanziarsi nella Russia meridionale. Quando si affacciano nei Balcani entrano in contatto con l’impero romano in cui iniziano a fare incursioni e saccheggi finché non sono sconfitti a Naisso (oggi in Serbia) nel 270 dc. Dopo quella sconfitta si raggiunge un compromesso: i Goti, i Visigoti per l’esattezza, hanno il permesso di stanziarsi, come sudditi, nei territori balcanici spopolati ma dovranno pagare tributi e fornire reclute per l’esercito romano. Attenzione: questi contatti cambiano i costumi di questi “barbari”, abbandonano molti usi tribali e la loro antica religione totemica (molti, col tempo si faranno cristiani), entrano in un’economia monetaria in un certo senso si “romanizzano”. Molti di loro faranno carriera nell’esercito diventando altissimi ufficiali nell’entourage dell’imperatore.

Grosso modo per i cento anni successivi l’accordo regge per reciproca convenienza ma accade qualcosa di imprevisto: arrivano gli Unni dalle steppe dell’Asia.

L’altro ramo dei Goti, gli Ostrogoti di cui sentiremo molto parlare in seguito, sono rimasti in Russia continuando a vivere secondo le loro leggi e tradizioni e non avrebbero intenzione di muoversi se su di loro non si abbattesse la furia degli Unni, i famosi e spietati cavalieri la cui crudeltà è divenuta leggendaria.

Costretti ad abbandonare le loro terre devastate dalla guerra, questi nuovi goti si muovono verso Occidente andando a premere su quelli già stanziati ai margini dell’impero che devono a loro volta spostarsi. E’ una migrazione biblica, non si tratta più di guerrieri in cerca di bottino o fortuna ma di intere famiglie con vecchi e bambini che cercano salvezza dentro i confini dell’impero bizantino. Nella loro disperata migrazione incontrano le sponde del Danubio allora il confine, il limes invalicabile dell’impero.

Chiedono il permesso di entrare, di attraversare il grande fiume ma l’imperatore Valente non vuole concederlo se non in cambio di determinate condizioni : le famiglie andranno divise, gli uomini dovevano essere dati in ostaggio e tutte le armi e i beni di valore consegnati ai funzionari bizantini.

Valente in fondo, disprezza questi nuovi arrivati, ancora legati alle loro barbare tradizioni e vorrebbe levarseli di torno. Non ha tempo da dedicare a questi disperati ed affida le operazioni di smistamento a Massimo e Lupicino che vedono nei goti un ottimo affare.

Li radunano sulle rive del Danubio in un enorme campo profughi dove i barbari vivono in condizioni disumane. I due dirottano i viveri destinati a loro e li rivendono a prezzi esorbitanti e danno da mangiare ai Goti cani randagi in cambio di oro, spade e favori sessuali. Pagando ai due una bella tangente o un ragazzo da fare schiavo, sarà possibile tenersi le armi. Massimo e Lupicino hanno fiuto per gli affari e nessuna remora nel condurli. Un cane per uno schiavo o una collana d’oro è un buono scambio.

Ma intanto altri goti, spinti dagli Unni, bussano alle porte dell’impero e la situazione sfugge di mano. A bordo di zattere di fortuna o a nuoto i barbari cominciano a passare il fiume e nella confusione del momento nessuno controlla più nulla.

Massimo e Lupicino allora, per difendere il loro gregge da tosare, hanno la pessima idea di tentare di uccidere il capo dei goti Fritigerno. La congiura non riesce ed è la goccia che fa traboccare il vaso. I goti dilagano nel territorio romano e ormai sono in guerra.

Il 9 agosto del 378, presso la città di Adrianopoli, sconfiggono i romani e tra i caduti c’è anche l’imperatore Valente il cui corpo non sarà ritrovato.

Adesso, da vincitori sono i goti a dettare le condizioni: si insedieranno nell’impero mantenendo la loro autonomia. E’ l’inizio della fine, è il primo regno barbarico dei tanti che seguiranno. L’impero romano non si riprenderà più, non sarà più lo stesso e tirerà avanti fino al 476 poi cominceranno i secoli più bui del Medioevo.

Non so come cambierà il nostro mondo dopo che le migrazioni odierne saranno compiute, se riusciremo ad assorbirle o se invece no ma una cosa è sicura: non affidiamoci ai moderni epigoni di Massimo e Lupicino. Si rischia molto e le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.

Gianvittorio Musante