L’Ora della Storia. Le travagliate vicende dei Tatari (o Tartari) di Crimea

Prendendo spunto dalla vittoria della cantante ucraina e tatara Jamala all’Eurovision Song Contest di quest’anno con una canzone dedicata alle deportazioni staliniana, ho pensato che facesse piacere ai nostri curiosi lettori un approfondimento su questa travagliata storia.

I Tatari (o Tartari) di Crimea sono un gruppo etnico residente in Crimea, una penisola sita sul Mar Nero nella Russia sud-occidentale. Parlano un idioma appartenente al gruppo delle lingue turche e sono per lo più musulmani sunniti, come i turchi. Oltre che in Crimea  vivono anche in Bulgaria, Romania, Russia e Uzbekistan dove sono finiti a causa delle molte persecuzioni subite.

I Tatari discendono da vari popoli pervenuti in questa penisola in epoche diverse. I principali gruppi etnici che popolarono la Crimea e dettero origine ai Tatari di Crimea erano Tauri,Sciti. Sarmati,Alani,Greci, Goti, Romani, Cazari, Peceneghi, Circassi, Turchi e Mongoli. Molti di questi popoli li ritroveremo anche nella nostra storia, tenuti a bada dall’impero romano e protagonisti delle invasioni barbariche. Mi piace ricordare anche che il Mar Nero era ben noto ai greci che ambientarono sulle sue sponde le vicende degli Argonauti di Giasone in cerca del Vello d’oro.

Col tempo tutti gruppi etnici si fusero tra loro unificati dalla lingua e dall’islam.

Il popolo tataro di Crimea prese la sua forma definitiva durante l’epoca del Khanato di Crimea esistito per più di tre secoli dal 1441 al 1783 come stato vassallo dell’Impero Ottomano. Nonostante la sudditanza politica, o forse proprio a causa di essa, vi fu una gran fioritura culturale di cui resta ancora oggi qualche traccia come il palazzo del Khan a Bachcisarai.

Nel 1783, in conseguenza della vittoria della Russia sull’Impero Ottomano la Crimea fu occupata e poi annessa dalla Russia. Questo segnò l’inizio di un’epoca nella storia dei Tatari di Crimea da loro stessi chiamata «Il secolo nero». L’oppressione da parte dell’amministrazione russa e l’espropriazione delle terre dei contadini tatari causarono l’esodo dei Tatari di Crimea verso l’Impero Ottomano. I loro discendenti costituiscono adesso la diaspora dei Tatari di Crimea in Turchia, Bulgaria e Romania.

Nello stesso periodo la maggior parte dell’élite tatara abbandonò la penisola. Contemporaneamente si svolgeva la colonizzazione della Crimea da parte della Russia per mezzo dei coloni portati dal governo russo dagli altri territori dello Stato russo. Tutto questo fece sì che dal milione dei Tatari di Crimea che popolavano la penisola prima dell’annessione russa, verso la fine del XIX secolo, erano rimasti meno di 200.000 che costituivano un quarto della popolazione totale della Crimea. E questo permette a Putin di avanzare pretese sulla penisola, sede di importantissime basi navali, che geograficamente fa parte dell’Ucraina.

Nel 1917 dopo la rivoluzione, fu convocato la prima l’assemblea del popolo tataro di Crimea, che proclamò la prossima creazione di uno Stato multinazionale indipendente di Crimea, la Repubblica Popolare di Crimea, di cui il primo Presidente fu Noman Celibicihan, fucilato nel 1918 dai bolscevichi.

Negli anni trenta, sotto il tallone di Stalin, la Crimea fu colpita dalle purghe che decimarono la sua classe dirigente e dalla fame che colpì tutta l’Ucraina a seguito della liquidazione dei Kulaki.

Nel 1941 la Crimea fu occupata dai nazisti, accolti come liberatori fin quando non mostrarono interamente il loro vero volto di oppressori crudeli e razzisti nei confronti degli slavi e della minoranze etniche. Il 18 maggio 1944, per ordine di Stalin, i Tatari di Crimea accusati della collaborazione con i nazisti, furono deportati dalla Crimea in Uzbekistan. Negli anni seguenti una grande parte dei deportati morì nei luoghi di deportazione a causa delle carestie e malattie.

A differenza degli altri popoli deportati durante la guerra, che nel 1956 ottennero il permesso di ritornare in patria, i Tatari di Crimea fino al 1989 erano privi di questo diritto.

Come si vede ce n’è abbastanza perché i tatari non abbiano buoni rapporti coi russi e le ultime vicende che vedono l’Ucraina opporsi alla Russia di Putin proprio per il possesso della Crimea importantissima dal punto di vista geopolitico e militare, certo non aiutano la rappacificazione. Le ferite sono recenti, profonde e difficili da rimarginare.

Certo la vittoria all’Eurovision ha un sapore politico, un messaggio diretto all’ultimo despota moscovita ancora in servizio e ben si comprende come questo possa averlo irritato.

Per chi volesse ancora approfondire le terribili vicende dell’Ucraina stretta tra la feroce occupazione nazista e l’oppressione staliniana consiglio il corposo libro Terre di sangue di Timothy Snyder, lettura inquietante ma che fa capire molto su quanto accade laggiù ancora oggi.

Gianvittorio Musante