Libri. “Finchè non saremo liberi”. Incontro con la scrittrice iraniana Shirin Ebadi al Festival di Ravenna

Shirin Ebadi,”Premio Nobel per la Pace 2003″ è una donna di piccola statura, ma dentro di sè racchiude un concentrato di energie degne di un colosso, ha idee molto chiare, principi solidissimi,una umanità sorprendente e un senso della giustizia che l’ha portata a subire il carcere duro nel suo paese: l’Iran. La sua colpa è quella di sostenere da sempre i valori dei diritti civili, soprattutto quelli delle donne sue connazionali che chiedono dignità e parità con gli uomini. Non si è mai piegata o ripiegata su se stessa, nemmeno di fronte ai 25 giorni di carcere in isolamento: una cella di pochi metri senza finestre con una luce puntata contro gli occhi incessantemente. Nessun ausilio per capire se fosse giorno o notte, adagiata su una moquette sporca, senza un cuscino per appoggiare il capo, le hanno fornito una sola coperta per cui doveva decidere se soffrire il freddo evitando di coprirsi o usare il plaid per sollevare la testa . E’ stata rimessa in una cella insieme ad altre detenute solo dopo che i governi di mezzo mondo hanno cercato di intercedere in suo favore presso i vertici del regime teocratico, richiedendo la sua liberazione. Lei non si è arresa, ha lottato e lotta perennemente.  non teme la polizia degli Ayatollah. Dopo il salone del libro di Torino è venuta a Ravenna come ospite del “Festival della scrittura”, appuntamento atteso da molti come consuetudine . “Volevo studiare legge e battermi per i diritti dei più deboli” cerca di giustificarsi raccontando quanto della sua tenacia e ostinazione l’abbiano sostenuta, durante la presentazione del suo libro intitolato” Finchè non saremo liberi” edito da Bompiani. Il testo ha una emblematica e finissima immagine di copertina che rappresenta una gabbia per uccellini di foggia araba, piccole linee arrotondate azzurre che delineano un piccolo sportellino aperto, auspicio di fuga come sogno di libertà. La sua audacia e il suo coraggio intelligente l’hanno portata ad ottenere di diventare la prima donna iraniana magistrato e la prima a ricevere il prestigioso premio Nobel. Il suo impegno per la difesa dei diritti umani è una costante della sua vita come quello a favore della democrazia. Dal 2009 è in esilio, ha raccontato di essersi trovata in aeroporto solo con un bagaglio a mano, contemplava un’assenza di pochi giorni, mentre non è più riuscita a tornare in patria, dopo l’ennesimo colpo di stato. Ha detto di aver pensato, nei primi momenti di solitudine di smarrimento in cui realizzava di avere perso tutto fuori che se stessa, di essere ancora viva e di dover lavorare per il suo paese e per tutti coloro che avevano riposto in lei le loro speranze e anche le loro vite .Ora si divide tra Londra e New York, dove vivono anche le sue due figlie, un’avvocatessa e un’insegnante universitaria. “Mi mancano molto i miei colleghi e tutte le persone con cui ho lavorato negli anni, ogni notte sogno un futuro prossimo in cui potrò stare ancora con loro”, racconta. Il giorno della presentazione del libro ha saputo che la sua più fedele collaboratrice incarcerata da sei anni ha subito una ulteriore condanna, per altri 10 anni , ma con voce ferma e squillante ha detto che darebbe anche la vita per ciò in cui crede, come la sua amica detenuta. Ha sottolineato con un pò di ironia quanto il nostro governo sia stato generoso a tributare un’ accoglienza altamente garbata a Rouhani il capo del governo Iraniano,coprendo addirittura i nudi artistici nei corridoi dei Musei Capitolini, e ha ricordato l’ospitalità  rivolta al colonnello Gheddafi, quando in una Roma blindata completamente a disposizione sua e del suo seguito sia stata addirittura allestita una tenda berbera nel giardino di Villa Pamphili con altrettanto impegno.Non ha mancato di sottolineare che i tributi ai capi di stato da parte del nostro governo portano giovamenti economici ai paesi ospitanti,  ma chi stipula questi accordi dovrebbe pretendere oltre ai contratti anche l’obbligo di concedere ai cittadini dei paesi sottomessi i diritti umani che sono alla base di ogni democrazia.E ha concluso dicendo: “Bombardiamo di libri il Medio Oriente”.

M.G. Vannini