L’ora della Storia. Il carteggio tra Mussolini e Churchill e le vacanze del colonnello Walden sul lago di Como

Non furono proprio vacanze quelle che il colonnello Warden si concesse sul lago di Como nel settembre del 1945. Sebbene lo si vedesse sulle sponde armato dei suoi pennelli in cerca di luoghi pittoreschi, il colonnello non era esattamente in gita di piacere. Perché il colonnello altri non era che sir Winston Churchill in Italia sotto falso nome, in cerca di qualcosa di molto, molto prezioso. Si è detto e scritto molto sulla corrispondenza che per anni l’uomo politico inglese ed il duce degli italiani si scambiarono per anni ed interrotta dalla guerra. Storici di ogni colore, inglesi ed italiani, sono ormai concordi nell’affermare l’esistenza di questo carteggio che, con ogni probabilità, Mussolini aveva con sé al momento dell’arresto.

E’ altrettanto noto che il duce sperava di consegnarsi agli inglesi e di essere da loro processato e che pensava che quella preziosa corrispondenza avrebbe potuto essere uno strumento di ricatto o una specie di salvavita. E la fretta dei partigiani nel fucilarlo era dovuta proprio a questo timore. Si crede che su quei documenti avessero messo le mani i partigiani che avevano arrestato il duce e l’ex primo ministro inglese era molto ansioso di recuperarli. Sir Winston, nonostante avesse vinto la seconda guerra mondiale, non era riuscito a vincere le elezioni che si erano appena tenute e temeva che se il contenuto di molte lettere fosse divenuto di pubblico dominio la sua carriera politica sarebbe stata per sempre compromessa.

Perché lo statista inglese, che amava l’Italia ma detestava gli italiani, era stato a lungo un ammiratore di Mussolini che considerava l’unico capace di tenere a freno un paese riottoso ed imprevedibile: una mina vagante in Europa, allora come oggi. E, per quanto strano, l’amore degli inglesi era ricambiato non solo dal duce, ma anche da altissimi gerarchi quali Ciano e Grandi.

Per tutti gli anni trenta Mussolini cercò in tutti i modi di ottenere il riconoscimento da parte inglese dell’impresa coloniale etiopica e dell’Impero. E l’Inghilterra fu più volte sul punto di concederlo o comunque di arrivare ad un compromesso che salvasse la faccia di tutte le parti. Fu soprattutto la feroce ostinazione del ministro degli esteri Anthony Eden a far abortire ogni tentativo di arrivare a qualcosa di più concreto di un incontro segreto.

E tra le colombe che invece avrebbero visto volentieri un accordo con l’Italia in funzione antitedesca c’era in prima fila sir Winston. E’ noto che Mussolini non amava troppo Hitler e che non aveva esitato a mandare le truppe italiane al Brennero in occasione dell’annessione tedesca dell’Austria. E che a lungo tentennò prima di deidere su quale fronte schierarsi.

Sappiamo quale fu la piega che presero gli avvenimenti e quale il tragico esito finale ma non è improbabile che se Mussolini si fosse tenuto fuori dalla guerra sarebbe morto nel suo letto negli anni settanta ed il regime fascista sarebbe finito per consunzione come il franchismo in Spagna. Americani e inglesi ce lo avrebbero purtroppo lasciato usandolo magari in funzione anticomunista.

Ma adesso che la guerra era finita le lettere contenenti manifestazioni di stima e apprezzamento erano diventate scottanti e dovevano essere recuperate ad ogni costo. E per assicurare la riuscita dell’impresa Churchill si era portato con sé 26 uomini fidatissimi dei servizi segreti britannici.

Avevano eletto a quartier generale Villa Apraxim, requisita per la missione al proprietario, quel Guido Donegani, ex capo della Montedison ed amico personale del premier inglese. Donegani, che grazie a questa rete di protezioni, era scampato ad un’accusa di collaborazionismo, doveva rendere il favore.

E’ certo che in quell’occasione Churchill incontrò alcuni capi partigiani che avevano svolto un ruolo chiave nella cattura di Mussolini e che visitò molti dei luoghi dove il duce era stato tenuto prigioniero in attesa della sua esecuzione. Ma alla fine raggiunse il suo obiettivo? Probabilmente sì, ma tutti i protagonisti di questa storia, ciascuno per i propri motivi, si guardarono bene dal raccontarla ed infatti è trapelata solo in anni relativamente recenti. Ed è trapelata per frammenti come ogni vera spy story che si rispetti. Anche questa volta, consiglio un libro per chi volesse approfondire: Mussolini e gli inglesi di Richard Lamb.

Perché la storia non è mai come ce la vogliono raccontare e, soprattutto, non è mai come la scrivono i vincitori. Purtroppo per tutti è molto più complessa.

Gianvittorio Musante