Il fondo più oscuro dell’abisso del male: la nota di Francesca Petrocchi

La cronaca ci consegna un nuovo fatto terribile accaduto nell’ospedale di una ridente e civilissima cittadina italiana celebre per un liquore la cui aggraziata denominazione suona oggi stridula perché l’amaro disperato che solleva il caso di cronaca è impossibile da deglutire.

Si dirà: menti e psiche deviate, malate; si dirà: “rare” nel sistema ospedaliero nazionale; si dirà: pazzia, follia nel tentativo di razionalizzare l’abisso del male, di spiegarcelo, di riordinarlo e incasellarlo in una a-normalità che pur tuttavia ci sta, può rientrare nella “norma” in quanto eccezione rispetto ad una predominante normalità tranquilla, serena, onesta, eticamente corretta. Si dirà: “Mele marce ci sono ovunque”.

Bene: archiviate per il momento le due mele marce resta il contorno, il contesto ancor non del tutto chiari. Si sa che dipartì a suo tempo una inchiesta interna: qualcuno aveva subdorato, magari anche spettegolato fra corridoi e sale operatorie; inchiesta interna immagino eseguita tenendo minuziosamente fede a tutti i barocchismi regolamentari, ai “protocolli” del caso, a norme, codici, commi. Si sa che un’infermiera onesta e professionale ha parlato e ha parlato ai Carabinieri e che da qui è dipartita un’indagine “ufficiale” nascosta, con intercettazioni ecc. ecc. fino all’arresto delle due mele marce: una delle quali, per altro, offriva come vittime sacrificali i propri figli, comunque rimasti orfani del padre (ucciso) e privi ormai della “madre”, ora in carcere (dove ci auguriamo resti).

Si sa -grazie alle intercettazioni in questo caso provvidenziali- che c’è stata pure una dottoressa precaria che avendo più che subdorato ciò che stava accadendo, con le minacce ha ottenuto il posto fisso: appositamente a lei destinato, preconfezionato per metterla a tacere o evitare- come si suol dire- che “facesse casino”.

E’ qui che l’abisso del male tocca il fondo: perché che esistano menti deviate, diaboliche, offuscate dal male, mele marce lo sappiamo tutti e tragicamente ne prendiamo atto. Ma che una mente “sana” (???) costruisca su irregolarità gravissime, da lei scoperte, la propria carriera rincorrendo il posto fisso giovandosi dell’omertà dei più, questo è veramente il peggio del peggio del peggio dell’abisso del male. “Datemi il posto sennò parlo”: e il posto rapidamente è venuto fuori. E ahimè non si trattava di un posto “qualsiasi”, innocuo: che so io? un posto finalmente fisso in un laboratorio di ricami, a vendere zucchero filato in un Luna Park o biglietti al cinema. No: come dottoressa in un ospedale. E, a quanto si apprende dalla cronache, dopo aver ella già controfirmato un referto taroccato e una prescrizione farmacologica taroccata da una delle due mele marce.

L’omertà rappresenta veramente il fondo più oscuro dell’abisso del male: indipendentemente dalla gravità di ciò che si tace per evitar(si) problemi ancorché per far carriera. Leggi,norme, regolamenti, codici deontologici sono rimasti dunque carta straccia. Carta straccia, involucri, “forme” tali sono se non interpretati e fatti propri e messi in azione nel “senso”, nel “significato” che essi racchiudono e di cui le forme sono espressione; senso morale, senso etico, senso civile e, aggiungerei, spirituale. Norme, leggi, regolamenti, codici vecchi e nuovi  sono “forme”, “involucri”: possono essere usati bene come possono essere usati male. L’importante, cioè, è l’uso che se ne fa: è l’uso che ne fa la coscienza del singolo e/o le coscienze dei gruppi sociali chiamati a interpretarle, a dare cioè l’ “anima” alla “forma”. La “forma”, nell’inchiesta interna all’ospedale messa in atto dalla direzione, sarà stata perfettamente rispettata; la “forma”, nel bandire il concorso interno all’ospedale per promuovere la dottoressa precaria, sarà stata rispettata ai sensi della legge, articolo, comma e sottocomma wyz. Non è un caso che uno dei due arrestati, una delle due mele marce, avesse etichettato, classificato il suo diabolico agire come “protocollo” seguito dal suo cognome. Un marchio di fabbrica, un brevetto, un suo “codice”, un “suo” regolamento, una “sua” norma professionale: da esperimentare per sbarazzarsi di chi, in famiglia, dava fastidio o di malati, affetti da Alzeimer o anziani, in un delirio di onnipotenza.

L’abisso del male- nonostante leggi e norme e regolamenti- è rimasto tale: su di esso qualcuno ci ha costruito persino la sua fortuna professionale attraverso un iter concorsuale perfettamente ossequiente alla “lettera” della legge. Non al suo “senso”, non alla sua “anima”, non assumendo la legge secondo coscienza.

Coscienza che oggi è un termine equivoco e spesso mal interpretato: confuso com’è con l’opinione personale, il sentimento soggettivo, l’arbitrio, la totale indipendenza, l’assoluta autonomia, la pura soggettività.

E ciò -a mio avviso- perché il senso pieno di “coscienza” è stato da alcuni totalmente desacralizzato in quanto la responsabilità nei confronti dell’Altro è stata estromessa dalla coscienza. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: emancipandosi dalla responsabilità nei confronti di Dio, taluni vivono nel proprio io, senza interessarsi più o prendersi cura realmente dell’altro o del prossimo, predominando il puro individualismo, la ricerca senza limiti del piacere e del potere, di un gradimento illimitato.

Francesca Petrocchi