La Sicilia al collasso. “Una Caporetto su tutti i fronti”

Inizia oggi una collaborazione fissa del venerdì con loralegale.eu  Valentina Spata, già dirigente del Pd ed ora figura di primo piano del nuovo movimento di Pippo Civati,  Possibile. Nella sua rubrica “il diario di Valentina”, la Spata,  che se la cava assai bene anche nel ruolo di editorialista e di giornalista d’inchiesta,  ci racconterà la Sicilia e l’Italia di questi anni con la passione civile, l’acuto spirito di osservazione e il pensiero libero e critico che da sempre la contraddistinguono. Un personaggio di valore che ha la mia profonda stima e che ospito con grande piacere. Buon lavoro Valentina e grazie di aver accettato la mia proposta. (p.b.)

“Una Caporetto su tutti i fronti”, la definisce il mio amico Marco Magrini. Non poteva essere più impietosa la requisitoria di Giuseppe Aloisio, Procuratore regionale della Corte dei Conti, verso la Regione Sicilia e lo stato comatoso in cui versa. Un elenco, magari anche risaputo, sui mali endemici di questa terra cui desolantemente affiancare una Amministrazione Regionale insipiente quando non dolosa.
Indicatori economici che ne fanno la Cenerentola d’Italia accompagnati da una disinvoltura superficiale nella gestione delle finanze regionali.

Sotto accusa c’è tutta la gestione della Regione Siciliana negli ultimi anni. Complice di questo disastro il Presidente Rosario Crocetta, ormai al timone di una nave che sta affondando a causa delle sue infinite contraddizioni, e di una maggioranza sempre più alle prese con l’improvvisazione.

E’ da molti anni che la corruzione ha inquinato la Sicilia in ogni settore economico, dagli appalti, alla Formazione Professionale, all’editoria, alle società partecipate. Un sistema di corruzione raffinato, organizzato, pensato e tutelato, privo di qualsiasi vigilanza da parte degli organi pubblici. Tra fenomeni di corruzione sempre più diffusi, appropriazione di denaro da parte di pubblici dipendenti e di politici noti, danni di immagine e sprechi di risorse comunitarie in Sicilia emerge un quadro della pubblica amministrazione fortemente dominato da condotte illecite.

Spesa eccessiva e corruzione sono figlie dello stesso comportamento, perché solo se la spesa è maggiore di quella che dovrebbe essere si possono ottenere risorse per pagare le “bustarelle”. Ed è a causa di questo sistema che la Sicilia non è stata protagonista di sviluppo, di ricchezza, di modernità. Un’isola ferma, dominata da insuperabili patologie sociali.

Si comincia dall’inefficiente sistema dei trasporti in ogni provincia. Aloisio punta il dito sull’elargizione delle tessere gratuite per il trasporto pubblico regionale a “vertici istituzionali, dirigenti e dipendenti regionali in servizio o in quiescenza”. Peccato che al contempo manchino le risorse per il trasporto degli studenti disabili e si taglino i servizi di collegamento per pendolari.

Si passa poi alla disoccupazione giovanile col tasso più alto d’Europa che sfiora il 42,5% e sulla mancanza di politiche attive per il lavoro. Qui si apre la voragine della Formazione Professionale, ormai abbonata da tempo alle cronache giudiziarie per la spensieratezza con la quale vengono gestite le risorse per corsi fantasma e che ha portato a numerose sentenze di condanna per danno erariale, cui altre prevedibilmente ne seguiranno (sono 70 le istruttorie in corso di definizione). Per non parlare dei contenziosi ancora aperti con gli operatori del settore a seguito dei “licenziamenti illegittimi” e soprattutto che condannano la Regione per “l’utilizzo distorto del fondo di garanzia” che doveva essere utilizzato per la salvaguardia dei posti di lavoro attraverso la mobilità a zero ore, come previsto dalla normativa vigente. Un settore, questo della formazione professionale, che era una gallina dalle uova d’oro per gruppi di potere trasversali. E dove – come afferma la Corte dei Conti – “alla sua primaria finalità, la creazione di sbocchi occupazionali, si è sovente sostituito il perseguimento di interessi personalistici”. Un grumo di interessi torbidi si è addensato sulla formazione professionale, e la Regione si è rivelata impotente ad effettuare scelte chirurgiche (e i nomi sarebbero noti) preferendo lasciare al collasso indistinto il settore. Per non parlare dell’assoluta incapacità di programmare le priorità di questo settore individuando le tematiche dei corsi più adatti a trovare sbocchi occupazionali. Per intendersi, la larga proliferazione di corsi per estetiste e parrucchiere non rispondeva certo alla capacità di assorbimento da parte del mercato ma a logiche che definire spartitorie è forse un eufemismo. Ma tant’è, interrogarsi sulle prospettive di sviluppo occupazionale in Sicilia, ed in base a questo far discendere delle scelte coerenti sulla programmazione della formazione ma non solo, non pare riguardare i consiglieri dell’Assemblea Regionale.

Tocca poi al Turismo, costantemente evocato in ogni più remota tavola rotonda in ogni angolo della Trinacria. Il gettito complessivo dell’intero patrimonio monumentale e museale risulta inferiore agli incassi della sola Pompei. E non stiamo certo parlando di una regione sprovvista di patrimonio archeologico e culturale (la valle dei Templi, il teatro greco di Siracusa, i siti archeologici di Segesta e Selinunte ma l’elenco sarebbe molto pingue). A fronte di questa situazione una scarsissima attitudine alla programmazione nell’utilizzo dei finanziamenti europei. Scarsa capacità di attivare, attraverso questi fondi, innovazione di sistema. Una inettitudine conclamata che spinge l’Unione Europea a limare costantemente gli stanziamenti, data l’incapacità di spenderli.

I temi su cui alzare la voce sono molteplici, a partire dal problema dei rifiuti che implica tanto le modalità di smaltimento, quanto il sistema affaristico-mafioso che vi specula;  lo stato disastroso in cui versa il comparto ittico e agricolo, fondamentale per l’economia siciliana; la vicenda del  MUOS di Niscemi su cui il Presidente Crocetta ha mostrato incapacità e malafede circa la gestione della vicenda; la recente approvazione dello Sblocca Italia, una legge sciagurata che avvierà le trivelle con conseguenze ambientali e affaristiche disastrose e con il parere negativo del governo regionale sulla sospensione delle autorizzazioni.

Quella della Corte dei Conti è una bocciatura senza appello su tutta la linea certificata dai numeri contabili in maniera inconfutabile. Accuse fondate e circostanziate, che dovrebbero dare  uno scossone all’esecutivo regionale e alla maggioranza di Governo, colpevole altresì di avere messo in piedi una finanziaria del tirare a campare, che non guarda al domani, che non programma, che non costruisce alcun percorso di crescita ma che porta la Sicilia al collasso.

E di fronte a questo quadro drammatico non serve il Commissariamento da parte del Governo nazionale (già in atto) ma dobbiamo ritornare a votare per la Sicilia di Oggi ma anche per quella del Domani.

Valentina Spata

per  loralegale,eu