Flashback. Lo scandalo che fece tremare l’Italia. Il delitto Montesi 60 anni dopo

Oggi inizia la sua collaborazione a loralegale.eu il giornalista forense e scrittore Pasquale Ragone,  redattore della rivista “Cronaca & Dossier”, nonchè stimato criminologo. Per noi ricostruisce a 60 anni di distanza il  “delitto Montesi”, su cui è incentrato anche il suo ultimo saggio, “La verginità e il potere”, uscito da Sovera. 

Sono passati 63 anni dalla scoperta del corpo di Wilma Montesi sulla piccola spiaggia di Tor Vaianica, 61 anni dalla chiusura dell’istruttoria e il prossimo anno ne saranno 60 dal processo che all’epoca dei fatti venne ribattezzato il “processo del Secolo”, quello sulle fine tragica di una ragazza di 21 anni da poco diventata maggiorenne. Eppure quella fredda mattina dell’11 aprile 1953 ancora resta scolpita nella mente, diversamente dai labili segni lasciati sulla sabbia, nei pressi della battigia, dove il cadavere venne ritrovato da un manovale giunto lì per il lavoro quotidiano. L’Italia non ha ancora dimenticato il caso Wilma Montesi forse perché è il primo grande cold case che abbiamo avuto nel nostro paese, oppure perché l’intrigo di sesso, droga e politica ipotizzato negli anni delle indagini sul caso ancora lasciano attoniti considerandolo storia del nostro tempo. Sta di fatto che il caso Wilma Montesi è stato il primo ed il più grande scandalo sessuale della storia repubblicana italiana. La sua portata è stata così notevole che ogni qual volta emerge uno scandalo sessuale legato all’utilizzo di stupefacenti, il primo paragone è con proprio il caso Montesi. Ma cosa c’è di vero?

La 21enne e bella Wilma esce di casa giovedì 9 aprile fra le 17:00 e le 17:30. Poche ore prima ha rifiutato l’invito della madre e della sorella ad andare al cinema, preferendo di restare a casa. Poi, all’improvviso, lascia alcuni preziosi a casa, porta con sé pochi spiccioli e va via. La portinaia la vede uscire ma non nota nessuna macchina ad attenderla. Sarà l’ultima persona a vederla viva: da quel momento di Wilma Montesi si perdono le tracce. Si sa solo della disperata ricerca del padre, che non vedendola rincasare alla solita ora, decide di cercarla ovunque: negli ospedali, nei pressi del fiume, persino in obitorio. Nessuna traccia di Wilma, almeno fin quando un manovale la trova l’11 aprile, due giorni dopo, sulla riva del mare a Tor Vaianica, mentre le onde le lambiscono il capo e la giacca posta sopra di esso.

Ma lo scandalo prende forma quando tutti i presenti notano che alla ragazza manca il reggicalze: è il segno inequivocabile, per l’epoca, di un incontro amoroso avvenuto ore prima; il segno che quella ragazza si è forse concessa. Come in un vortice, le presunte indiscrezioni prendono forma nei mesi successivi al ritrovamento del corpo. C’è chi parla del coinvolgimento del figlio del numero due della Democrazia Cristiana dell’epoca, con tanto di nomi, cognomi e circostanze scabrose; c’è chi va dritto al dunque e parla di orge e droga delle quali sarebbe stata vittima proprio Wilma Montesi: è l’escalation di una storia torbida che rivelerà nomi, fatti e scandali che porteranno via via sempre più in alto.

Nel libro “La verginità e il potere. Il caso Wilma Montesi e le nuove indagini” (Sovera Edizioni) si racconta passo dopo passo perché da un delitto apparentemente di facile spiegazione si sia arrivati ad uno scandalo di proporzioni nazionali, tanto più se si pensa che successivamente al ritrovamento del corpo si fosse certi della morte sopraggiunta come atto suicidiario. Le prime veline e i fonogramma pubblicati per la prima volta nel libro “La verginità e il potere” restituiscono la genuinità di questa storia, per la quale oggi forse si sarebbe parlato di “femminicidio”: l’ennesima ragazza violentata e uccisa perché troppo bella. Nulla di tutto questo. Come in un moderno cold case il libro offre nuovi spunti investigativi indagando nel privato della vittima, fino a cercare nei vecchi registri dell’Istituto di Medicinale legale di Roma, ritrovando e portando alla luce le perizie sul caso Montesi che si credevano ormai perdute per sempre e soprattutto il primo fascicolo aperto sulla vicenda e le indiscrezioni inedite delle primissime indagin. E alla fine nomi ma emersi contribuiscono a dare un quadro del caso Montesi più completo, come se fosse storia dei nostri giorni o un romanzo messo in piedi da un abile scrittore.

Invece la storia di Wilma Montesi è la cruda realtà condita da un contesto, quelli degli anni Cinquanta, che oggi ci sembra lontano e paradossale alimentato dai silenzi della famiglia Montesi, dalle iniziali indagini tutt’altro che certosine, dagli insabbiamenti che sarebbero emersi negli anni e dall’assenza ancora oggi di un colpevole per la morte della 21enne Wilma.

La politica, le orge, i testimoni poi finiti nel nulla, i documenti che raccontano lotte di potere e analisi tecniche come fosse un’indagine odierna. Tutto questo è raccontato in “La verginità e il potere”, che alla luce di documenti inediti lascia aperta un’ipotesi: e se la ricostruzione della morte di Wilma Montesi nascondesse in realtà fatti mai presi in considerazione fino ad oggi?

Pasquale Ragone