Nome storico della radiofonia nazionale, ma personaggio autentico senza sovrastrutture studiate a tavolino, Thomas Damiani, dj, produttore discografico, ma soprattutto “rocker dentro”, ora come sempre, attualmente conduce su Radio Virgin “Tommy goes to rock”, selezione di musica hard rock nuova e meno nuova, ogni sabato dalle 22 alle 23. Per lo stile personalissimo, la grande carica e l’innato anticonformismo “Tommy” è tra le poche note vitali di un panorama riguardante i network radiofonici nazionali al momento piuttosto stereotipato e piatto. Chiacchieriamo un bel po’ al telefono in una giornata decisamente piovosa e fredda, di quelle che se solo pensi all’estate appena passata ti viene un magone super…
– Innanzitutto mi viene di parlare di Milano, che poi è la tua città, un po’ il punto di partenza ed anche di approdo di tutto quello che ti riguarda…
“A dire il vero io sono nato a Catania, ma i miei si sono trasferiti qui che ero piccolo, quindi diciamo che mi sento milanese a tutti gli effetti. E’ una città dove ho passato sinora tutta la mia vita, con tutti i limiti e i pregi che può avere è casa mia, ci sto bene”.
– Milano al momento sembra essere l’unica metropoli italiana a non sentire la crisi, almeno più di tanto…. L’unica, tra l’altro, dove i criteri meritocratici in campo lavorativo, pare, non siano stati del tutto cancellati…
“Questo è sicuramente vero, la qualità qui conta, e anche parecchio… E’ una città che procede di corsa, che ha bisogno di gente preparata, di molti contributi anche esterni che devono essere giocoforza qualificati perchè altrimenti non si va da nessuna parte. Sicuramente qui chi ha qualcosa da dire trova prima o poi qualcuno che lo ascolta e gli dà spazio, anche se non proviene da un giro protetto, se non è figlio d’arte o non ha appoggi politici. Il lavoro serio finisce con il pagare, i sacrifici ha ancora un senso farli per arrivare ad un obiettivo, non è tutto scontato già in partenza…”.
– Quasi come non fosse una città italiana, par di capire…. anche di questi tempi bui…
“Le difficoltà ci sono per tutti, ma rispetto ad altre parti d’Italia alla fine, dopo aver girato in lungo ed in largo il paese, posso dirlo, a Milano il talento ha più possibilità di essere premiato… Specie di questi tempi globalmente oscuri, stiamo vivendo un nuovo medioevo, un’epoca piatta dove la creatività e la fantasia pare quasi siano degli optional che danno fastidio, come se tutto dovesse seguire un percorso già stabilito. Questa è l’era del “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”, nulla si inventa di nuovo, nessuno rischia nè sperimenta cose particolari, il copione è sempre lo stesso. Se prima sei diventato un mito lo resti, in caso contrario sei solo uno dei 7 miliardi di persone che abitano la terra…”.
– Se dovessi occuparti del commento sonoro, scegliere il soundtrack per questi anni, come procederesti?
“Farei una colonna sonora di cover, riportando a galla il meglio della musica degli anni 60, 70, 80, che è ancora attualissima. Riprenderei i Beatles e i Rolling Stones, il punk, la british invasion, il rock in tutte le sue forme, per mettere insieme una compilation di brani in grado di resistere al tempo e alle mode, che avessero ancora intatta tutta la loro primitiva energia. Oggi si fa fatica a distinguere spesso un gruppo dall’altro, anzi pare quasi che assomigliare a qualcuno sia una dote per cui l’industria discografica ti premia, ti manda in orbita nelle classifiche. Nonostante magari tu di personalità ne abbia assai poca e sia solo un riciclatore di stili e di atmosfere già ben note”.
– Quindi smentisci la massima che voleva che il rock non morisse mai… (rock and roll will never die?)…
“Chissà, di questo passo bisognerà vedere cosa resterà, il rock ha bisogno di miti, di figure indimenticabili, leggendarie, così come è oggi non sembra avere futuro, ma voglio sperare che poi alla fine si salverà. Il problema è che questo sistema di cose che viviamo non permette l’esplodere di fenomeni significativi che abbiano una loro pienezza e non siano solo legati al consumo veloce. Ormai di musica ne consumiamo tanta, ma ascoltiamo di tutto brevemente, senza pensarci tanto su; le cose che emozionano ancora ci sono, ma magari bisogna avere il tempo di andarsele a cercare e non è semplice. Un intero album lo mandi giù magari solo se sei a casa fermo con una caviglia slogata…”.
– …. eppure in ogni caso tu continuerai a sentirti prima che un dj un rocker o, come minimo, entrambe le cose…
“Senza dubbio, il rock ce l’ho dentro da sempre e continuerà a rappresentare il mio modo di essere, la mia linfa vitale, sarà il mio compagno di strada. Strano solo che, anche se tutti ascoltano rock and roll i palinsesti dei network radiofonici in Italia contengano questo genere di musica in misura così insufficiente, a piccolissime dosi. Non so spiegarmelo: ma appunto per questo mi trovo benissimo a Radio Virgin dove posso occuparmi della mia passione e condurre i programmi alla mia maniera. Senza condizionamenti o pressioni, perchè il rock questo deve essere, a mio avviso, innanzitutto, la possibilità di esprimersi liberamente. E allora sì che “rock & roll will never die”!”.
Pasquale Bottone
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