Erdogan e la ricerca di un plebiscito che non c’è

Erdogan ostenta una vittoria che è solo risicata, ma già pensa alla prossima mossa elettorale: il nuovo referendum che tasterà il polso del suo popolo riguardo alla reintroduzione della pena di morte nel paese. La sua è stata una gloria decisamente effimera, quella consultazione referendaria in cui  2,5 milioni di schede, non vidimate e manipolate, sono state ammesse al voto finale, un pugno in petto al popolo Turco, e un boccone amaro da ingoiare per il Rais. L’Osce chiede il riconteggio delle schede e critica questo referendum burla, che consegna infiniti poteri nelle mani non troppo pulite di un unico e discusso uomo. Trump  prende la cornetta del suo telefono satellitare e si congratula con il presidente turco, e coglie l’occasione per rivalutare e consolidare l’alleanza tra i due paesi, uniti per combattere insieme l’Isis e i terrorismo tutto. Anche la UE dal suo osservatorio Belga, teme che i brogli siano stati tanto spudorati da fornire all’opposizione turca il movente per ribellarsi al risultato, e che la parte più integralista del movimento il PKK, (la cui missione è quella di sostenere l’autonomia dei curdi), possa combattere energicamente il verdetto consultivo con azioni terroristiche. Alfano come sempre attende e prende tempo per esprimersi e pontificare una risposta, in fondo “Un bel tacer non fu mai scritto”, l’Austria dice stop alle consultazioni per l’ingresso della Turchia in Europa, la Merkel stratega aspira a un dialogo costruttivo, mentre noi tutti, temiamo le ritorsioni e i ricatti di Erdogan, che minaccia un flusso inarrestabile di migranti. Il dittatore, per ritorsione nei confronti di chi non lo desidera al tavolo delle decisioni europee, potrebbe riaprire le frontiere verso la rotta del Mediterraneo, chiede a tutela del patto fior di miliardi, in caso contrario  riaprirà come un rubinetto dell’acqua senza guarnizioni, regolato a pioggia, un processo migratorio biblico, ora tamponato solo malamente.  Il mondo intero  attende di sapere quanti sono stati i brogli del referendum turco, che hanno sancito con il 51% la vittoria al pelo nell’uovo della riforma presidenziale.  Senza essere analisti di politica internazionale, sempre più persone si interrogano sui risultati degli ultimi referendum europei, rimanendo sempre piu’ interdetti dai risultati ( Gran Bretagna,Scozia,Italia,Turchia) in quanto emergono popoli spaccati esattamente a metà,una maggioranza vota e ottiene il risultato sperato, ma poi alla fine lo vede sovvertito, distorto o capovolto dalla politica sconfitta, che però in ogni caso risulta dominante. Si inventano liste fantasma ,falsificate, gonfiate o depresse, la mano lunga dell’illegalità di chi governa, si espande sulla scia delle libertà di scelta e di espressione, già altamente compromesse dei cittadini dei nostri paesi. L’ingovernabilità e il caos, sono dietro alle porte, le alleanze insospettabili e i rapporti sottaciuti, cavalcano posizioni imbarazzanti. Intanto il terrorismo assesta colpi bassi e imprevedibili agli stati, si espande la prospettiva sempre piu’ reale di una guerra frammentata, combattuta con testate nucleari o batteriologiche, allarmanti e inaccettabili, si sfiora l’impatto emotivo pessimistico di chi si sente in pericolo nelle mani di pazzi furiosi, che a tutto pensano anzichè al bene comune, o al raggiungimento della stabilizzazione della pace. Forse cominciano ad essere troppi quelli che pensano che “Una sana rivoluzione popolare può facilmente superare il cavillo, esattamente come quella Francese ha mandato a casa la monarchia, quella Americana ha fatto cessare il colonialismo inglese, quella Russa si è liberata dello Zar e quella Cubana ha cacciato la classe dirigente corrotta di quei posti. Cavilli e titoli nobiliari non contano niente davanti al furor di popolo democratico”.  Sono semplici parole, ma spesso è solo un verbo a lanciare una imposizione paradossale che diventa una valanga di atti devastanti, speriamo che ogni provocazione venga respinta al mittente.

Maria Grazia Vannini