Dove c’è Brambilla c’è casa

Quanta ironia per il  milanese,  tifoso della iuventus, che si candida a sindaco di Napoli contro De Magistris, napoletano, ma tifoso dell’inter. I riferimenti al Cazzaniga di  “Cosi parlo’ Bellavista” si sprecano, e poi  gli inevitabili commenti: “se si fosse chiamato Esposito sarebbe stato meglio,  “e perchè Gargiulo no?”.

 E non va meglio dal versante politico : 276 voti su 574 votanti; “pucurillo pucurillo”.  E nella città dove il pd ha inaugurato il festival della primaria taroccata, con consiglieri che ora se la vogliono cantare,   l’accusa di comunarie anche queste “appezzottate”, per volontà di quel bel Fico dei cinque stelle, che proprio la Lucia Francesca Menna non  le andava “a genio”, fila liscia come l’olio. Cazzarie. Poco conta, pare, che il signor Matteo Brambilla, nato e cresciuto a Monza, viva all’ombra del Vesuvio da dieci anni, e non a Pusilleco o a Marechiaro ‘o ncopp ‘o Vommero, bensì in periferia. E che periferia: a Chiaiano. Felicemente sposato. Anzi o “sentimento ” è stato uno dei motivi che lo hanno spinto a rimanere a Napoli:”nammuratella mia, nammuratella”;  ha conosciuto dieci anni fa una bella guagliona e buonanotte ai suonatori. Lui ingegnere meccanico ad indirizzo energetico, con un avvenire sicuro nella ricerca , conduce una vita tutta casa, amore e monnezza. Tanta monnezza. Impegnato sul fronte ecologico -ambientale, attivissimo nelle battaglie per la bonifica del territorio, sembra il candidato giusto per palazzo San Giacomo. Dove un De Magistris sicuro di sè, ormai in pantofole e vestaglia ad aspettare l’incoronamento del secondo mandato dopo il suicidio dei dem, continua a generare liste e listarelle a getto continuo; e  tra un insulto e un altro, tra minacce ai suoi avversari (pare si sia lamentato anche il candidato con cinquanta sfumature di grigio, Sua Tristezza Lettieri) e inni al Mitile ignoto (cozze vongole e tunninnele), non si arrende e continua a fare avances ai cinque stelle.

Tutto a posto quindi? No, per niente. o forse si: dipende dai punti di vista: “Cosi è se vi pare” per parafrasare Pirandello.

In realtà, per come sono fatti i napoletani, usi costumi e abitudini, il lombardo  a San Giacomo non lo mandano. Per tutto il bene e la simpatia che possono avere per i cinque stelle, anche se incrinata per quella storia di Quarto, ma o monzese che si chiama Brambilla, proprio no. Pure iuventino, poi, con i tempi che corrono. La dottoressa Menna avrebbe avuto più chance, almeno di arrivare al ballottaggio. E questo è il punto. Noi siamo convinti, e non solo noi, che a Napoli come altrove, forse tranne a Roma dove la Raggi si deve rassegnare a vincere (secondo la loro logica) e senza complotti, i  grillini  sono candidati a vicesindaci  o a presidenti del Consiglio. Previo accordi con gli interessati.

 Per farla breve: Sciur Brambilla è stato messo lì per arrivare terzo, con un bel pò di voti. Ma terzo. Ballottaggio Lettieri-De Magistris, e loro terzi, determinanti per far rivincere il primo cittadino. Operazione democristiana in grande stile. Doroteismo puro: tutto cambia, ma in realtà niente deve cambiare. Ci sta poco da ironizzare, da sfottere: hanno capito come si “fa” politica, il fascino discreto dell’accordo sottobanco. Aumm, aumm.  E la paura, non nascosta più di tanto, di vincere.  Certo, un vicesindaco bianconero e un sindaco nerazzurro: Higuain candidato no, eh?

Emilio Magliano