Delitti irrisolti. Un muro di omertà sulla morte del giovane studente Domenico Maurantonio. Una gita scolastica finita in tragedia

Le gite scolastiche in genere si ricordano anche in età adulta, puntualizzano momenti di felicità  collettiva inserite nella propria vita. Sono lo strumento educativo più apprezzato dagli studenti, procurano momenti irripetibili incastonati  nella memoria comune.Quel breve tempo è  costituito dalla socialità, dallo spirito di gruppo e viene a rappresentare una  ricchezza interiore, anche se è proprio quel periodo a fuggire troppo in fretta. Ricordando quei momenti, quando gli anni sono già passati, torna alla mente quella voglia inarrestabile  di aggregazione, ma anche di autonomia nelle scelte, ma soprattutto la voglia di crescere insieme. I compagni di scuola acquistano un valore fondamentale che a sfavore delle famiglie diventano i principali interlocutori. Se  tutto ciò venisse anche supportato da professori indimenticabili, in grado di stimolare la curiosità del sapere e dell’apprendere,i momenti ludico- educativi, come appunto potrebbero essere le gite scolastiche, andrebbero a rappresentare i capitoli migliori della nostra vita. Ma non è sempre una fotografia reale, perchè la scuola è strutturalmente cambiata, ed è proprio l’ambiente scolastico, al contrario di quello che si potrebbe pensare,  il luogo più idoneo allo sviluppo di comportamenti di prevaricazione, e sempre più spesso di atteggiamenti inqualificabili di bullismo, che sempre più hanno a che fare con la criminalità. Domenico Maurantonio (nella foto) era lo “studente modello” di un liceo, che morì proprio durante una gita scolastica all’Expo di Milano, circa un anno fa. Cadde dalla finestra dell’hotel in cui si trovava ospite, nel cuore della notte. La sua famiglia si è opposta subito all’ipotesi di un suicidio e ha presentato  una perizia  di parte conclusiva al tribunale di Milano, che è pronta a determinare, che “quella notte”, qualcuno si trovava con Domenico, che addirittura gli reggeva le gambe prima del volo nel vuoto. La prova sarebbe una impronta della  mano del ragazzo sul muro esterno della parete dell’albergo, in corrispondenza proprio della finestra dalla quale è precipitato dal 5°piano.  Prima di cadere il ragazzo avrebbe cercato un appiglio per salvarsi, un atteggiamento inconsueto per chi  come sostengono alcuni, tentasse di suicidarsi. L’avvocato della famiglia dello studente, sostiene  che appunto quell’impronta della mano destra, lasciata dal ragazzo, così nitida sui muri esterni dell’hotel  Leonardo da Vinci), sia la conseguenza della presenza sulla scena  di altre persone, probabilmente  compagni di scuola. La verità su quegli ultimi  istanti dello studente  non è ancora emersa pienamente, nonostante i compagni di classe  abbiano sempre giurato di non essere stati presenti, nè prima e  nemmeno durante e la caduta. La classe ha eretto un muro, quello del silenzio, ma la storia appare molto diversa da come i ragazzi l’hanno raccontata e continuano a sostenere. Sembrerebbe dalle indagini , ancora non definitive, che qualcuno stesse reggendo le gambe di Domenico per poi perdere accidentalmente la presa,( forse per uno scherzo finito in tragadia?)  oppure, proprio consapevolmente, con l’intento di farlo precipitare.  Escludendo il suicidio, le indagini proseguono. Eraldo Stefani, l’avvocato dei Maurantonio, nel dossier presentato alla procura, ha consegnato questa verità sconvolgente, il ragazzo sarebbe stato tenuto a testa in giù, sorretto per le gambe dalla finestra del quinto piano, sospeso e rovesciato, in posizione verticale, come confermerebbe appunto l’impronta della sua mano sul muro esterno a 15 metri nel vuoto. Successivamente la caduta non radente al muro sarebbe la traiettoria seguita dal corpo,quasi sotto l’effetto di una spinta, poi  l’impatto al suolo. Pochi attimi per morire. Sembra infine che il corpo sia stato spostato una volta a terra, sono state verificate  tracce degli scalini,sulla pelle del giovane, ma gli scalini si trovavano a una certa distanza rispetto al luogo del ritrovamento del corpo. Si è ipotizzato anche un depistaggio ai rilievi, per far credere una realtà che non corrisponde ai risultati dalle indagini. I genitori chiedono verità, perchè a tutt’oggi Domenico, rimane l’unico indagato, ma anche l’unico  a non poter dare risposte. E il Ministero della pubblica Istruzione come ha reagito a tutto ciò? Concedendo alla famiglia del liceale  il diploma di maturità postumo. Maturità…Morte.. hanno solo qualche lettera in comune…

Maria Grazia Vannini