Cultura e conoscenza contro l’insicurezza dei tempi: le proposte del direttore del Dis, il prefetto Alessandro Pansa

In tempi di crisi e di caos globale, le ansie collettive per l’insicurezza indotta dalle minacce crescenti raggiungono talora livelli insostenibili. E’ il male oscuro della nostra epoca. Come combatterlo? Esperti, studiosi, istituzioni, politici, sono tutti mobilitati, sia per evocare/esorcizzare le minacce incombenti che prospettare le improbabili soluzioni. Su questa materia c’è forse chi ha più titolo e referenze per intervenire: il sistema dell’intelligence nazionale. Tradizionalmente ammantato di segretezza, l’insieme degli apparati d’intelligence si è recentemente aperto alla società civile e alla comunicazione, soprattutto al mondo dell’Università e della ricerca.

Lo testimoniano i 17 accordi di collaborazione e le 12 convenzioni operative siglate con gli atenei italiani. Lo testimonia, in particolare, il convegno, tenutosi a Napoli il 30 gennaio scorso sul tema “Mediterraneo e migrazioni dall’Africa. Rischi e opportunità”, cui ha partecipato il Direttore generale del DIS, prefetto Alessandro Pansa. Nel suo lungo discorso, il funzionario ha affrontato diversi temi fondamentali in materia di sicurezza nazionale, di lotta al terrorismo jihadista e di gestione del fenomeno dell’immigrazione: “Quale responsabile dell’intelligence, in questo consesso credo di avere, per prima cosa, il dovere di domandarmi se davvero il fenomeno delle migrazioni sia, per sua natura, collegato intimamente e irrimediabilmente alla dimensione della sicurezza – ha esordito Pansa – Personalmente ritengo che non lo sia, e mi piace ricordare come importanti studi scientifici mi confortino in questo convincimento.

Non nego che la migrazione sia sempre più vissuta e interpretata come una preoccupazione securitaria. Vi è, certamente, un particolare prisma attraverso il quale si tende a leggerla, che la pone al centro del panorama della minaccia, addirittura come snodo di un ampio reticolo di paure, di disagi, di credenze più o meno fondate, che ci inducono a percepire il mondo in cui viviamo come uno sconfinato universo del rischio e del pericolo. Vorrei assicurarvi che questo tipo di “governance dell’inquietudine” è l’ultima cosa di cui l’intelligence ha bisogno. Il professionista della sicurezza ha, viceversa, necessità di determinare in maniera precisa e rigorosa cosa effettivamente rientra nella categoria delle minacce e cosa non le appartiene”. Il Direttore del DIS ha anche riconosciuto che, tuttavia, se l’immigrazione non è in sé un problema di sicurezza, certamente lo diventa allorché non si riesce a maturare la capacità di governarla. Inoltre, ha sottolineato che la gestione dei traffici migratori illegali genera enormi profitti ed è una delle fonti di finanziamento delle organizzazioni terroristiche di matrice jihadista, tanto di Daesh, quanto delle formazioni riconducibili alla galassia qaedista. In Africa la gestione dei flussi migratori è, infatti, in mano a filiere criminali capillarmente diffuse sul territorio, e lungo il tragitto dei migranti gravitano gruppi armati, riferibili sia a contrabbandieri dediti a numerose attività illecite, sia alle varie sigle terroristiche. Ne è derivato un “partenariato di reciproca convenienza” tra compagini criminali e formazioni espressive dell’islamismo più radicale, che consente a queste ultime di attingere alle migrazioni quale importante opportunità di finanziamento. Chiariti questi importanti aspetti, Pansa ha fornito alcuni dati da tenere in seria considerazione sulla situazione geopolitica del Mediterraneo meridionale e dell’area sub sahariana. “I trend demografici ci indicano – ha detto – che l’Africa sub-sahariana è, in questa fase storica, la parte del mondo con il tasso di crescita maggiore.

In Africa sta aumentando la popolazione in età lavorativa. L’età media tende verso i 50 anni nelle economie mature, mentre in Africa va a collocarsi sotto i 30 o sotto i 25. In teoria, l’Africa dovrebbe beneficiare di questo dividendo demografico, che potrebbe moltiplicare il suo potenziale di crescita economica. Ma, di fatto, la struttura dell’economia globale privilegia i lavoratori altamente qualificati a discapito di quelli a ridotto livello di educazione, che soltanto nel medio-lungo periodo potranno tornare ad inserirsi nelle innovazioni di processo indotte dall’automazione e dall’intelligenza artificiale. Non vi è dubbio – ha aggiunto – che le dinamiche africane e mediorientali siano paradigmatiche di nuovi scenari internazionali e nuovi assetti geopolitici globali, che vanno disegnandosi anche a prezzo di conflitti dolorosi e di perduranti fratture generate, fra l’altro, da ambizioni nazionali, contrasti interetnici, pulsioni identitarie ed estremismi di varia matrice… Dobbiamo considerare che gran parte della nostra autorevolezza e della nostra efficacia d’azione dipenderanno da come sapremo capire e gestire il Mediterraneo allargato, che per noi riveste un’importanza strategica imparagonabile rispetto a qualsiasi altra area geografica, poiché incide in maniera determinante sulla nostra sicurezza. A tal fine, soprattutto a quello di una comprensione più avvertita e penetrante dei processi in atto, il prefetto Pansa ha caldeggiato una collaborazione sempre più stretta fra intelligence e ambienti accademici e della ricerca per costruire un sistema strutturato di acquisizione della conoscenza come antidoto efficace all’insicurezza.

(a.m.)