Brasile in fiamme, 75 morti in quattro giorni nello Stato di Espìrito Santo

Giungono ancora notizie di orrori dalle “terre del finimondo” dopo i sanguinosi riot scoppiati nelle prigioni qualche tempo fa. Chissà con quali parole Jorge Amado avrebbe commentato la sequenza impressionante di stupri, furti, saccheggi, omicidi, incendi, in corso nello Stato di Espìrito Santo del suo amato Brasile. Fatto sta che in quattro giorni di torbidi si sono registrate settantacinque vittime ammazzate, tant’è che le autorità federali  hanno deciso di impiegare l’esercito per riportare l’ordine a Vitoria, capitale dello Stato. Ma è non bastato: le violenze proseguono nonostante la presenza dei militari.

Tutto è partito quando la polizia locale è entrata in sciopero per chiedere aumenti salariali. A Vitoria c‘è anche la polizia militare, che non può scioperare, ma da sabato amici e familiari degli agenti si piazzano davanti alle caserme e impediscono l’uscita di uomini e mezzi. Si sono uniti anche loro alle proteste per strappare aumenti a favore dei congiunti, che non possono esporsi direttamente. Nel frattempo gli autobus, vuoti perché la popolazione ha paura e si è barricata in casa, hanno ripreso a circolare con i soldati a bordo. Ma la situazione non si placa, non torna la calma, anzi la violenza si è tramutata ormai in un moto popolare. Un popolo pervaso dal demone della follia e dalla vertigine del caos.

Aldo Musci