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1917, annus horribilis

By L'Ora Legale · On 25 ottobre 2017

Il 1917 è stato uno degli anni più terribili e duri per mezzo mondo, una delle cause fu la prima guerra mondiale, poi entrarono in guerra anche gli Stati Uniti, e si verificò in Italia la grande sconfitta di Caporetto, tanto che se ne sfruttano ancora oggi il nome e il significato, per evidenziare una grossa battaglia persa. Ma il 1917 fu anche l’anno storico in cui si ricordano ” I dieci giorni più terribili della Rivoluzione D’Ottobre”, giorni che lasciarono il mondo senza un alito di vita. Il regime zarista prese la via del non ritorno, per lasciare il posto allo stato comunista, che si insediò e prese forma secondo le teorie di Karl Marx.

La rivoluzione fu come un liquido inondante, che invase e devastò ogni spazio umano e terreno di quel magico paese, da una parte ancora arcaico e autocratico, controllato e temuto da sempre, e fino a quel momento governato dallo zar Nicola II. L’immagine di quella tragedia consumatasi con vite umane perdute, ci viene ricordata nei film che parlano di Bolscevichi, del partito operaio che metteva a ferro e fuoco tutto ciò che trovava lungo il suo cammino, arso dal vigore delle idee socialiste, e da Lenin. Mentre i “Menscevichi,” in numero nettamente inferiore, rivoluzionari a cavallo, combattevano per la “Rivoluzione Borghese”. Poi entrarono in campo anche i “Cadetti,” che lottavano per chiedere riforme costituzionali e il suffragio universale. Nelle campagne, i socialisti rivoluzionari si aggregavano, e mal sopportavano le sconfitte militari, la crisi economica. La fame e la miseria fecero precipitare la situazione verso il basso, come in un vortice discendente, tanto che nel febbraio 1917 “Pietrogrado, la magnifica Sanpietroburgo di oggi, fu lo scenario di quella rivolta, che portò al consolidamento dei primi “Soviet,” i consigli elettivi dei rivoluzionari, istituiti per eleggere un governo provvisorio. Lo zar fu costretto ad abdicare, si instaurò un governo provvisorio diretto da L’Vov e Kerenskij. Lenin, si sentiva padre della rivoluzione e padrone supremo della Russia, diffuse “Le tesi di Aprile”, una serie di direttive politiche scritte da lui stesso, e apparse il 16 aprile 1917, il giorno del suo rientro in Russia dall’esilio svizzero. I tumulti non si placarono, e nel luglio 1917 vennero arrestati molti Bolscevichi.

Arrivò la svolta conservatrice del governo in carica, che però preannunciava “La Rivoluzione di Ottobre”. Durissime le condizioni di vita e di morte, appuntate nei giorni di quel calendario russo, per il suo popolo. Dopo quella terribile guerra civile e la repressione delle forze Anti- Bolsceviche, nacque la nuova “URRS”, con l’accentramento del potere nelle mani del Partito Comunista, e l’avvio di una nuova politica economica, a partire dai primi anni Venti. A Lenin succedette Stalin, rivale di Trotskij, che segnò il passaggio della teoria del “socialismo in un solo paese”. Alla morte di Lenin nel 1924, si scatenò la lotta per la successione, si fronteggiavano Stalin e Trokij. Quest’ultimo intendeva portare il socialismo anche “fuori” dall’Unione Sovietica, per realizzare una rivoluzione permanente. Fu però Stalin ad avere la meglio, instaurò un suo regime personale, facendo eliminare tutti gli avversari attraverso sanguinose epurazioni. Stalin impose grandi sacrifici alla popolazione, per favorire il processo di industrializzazione.

Alla fine degli anni trenta l’Unione Sovietica divenne così una grande potenza economica e militare. Ma con il dittatore, la Russia divenne anche un paese privo di qualsiasi libertà. Il partito infatti, controllava tutti gli aspetti della società e della vita delle persone. Fu vietata ogni opposizione e fu imposto il culto della personalità di Stalin. La Russia di oggi è il risultato delle scelte storiche e politiche di quegli anni durissimi, e degli ultimi 25 anni, sempre operate dalle èlite del potere. Ad ogni bivio storico, è stata presa una decisione riguardante la situazione economica, senza scalfire la piramide del potere e l’atteggiamento poco aperto verso la politica globale. L’ultimo quarto di secolo, sarà forse decisivo, molto dipenderà dalle scelte delle nuove generazioni di russi, ma ad ogni modo, “ogni mondo è paese.” Un professore di storia, docente del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, “Loren Graham,” ha definito la Russia una “mucca senza latte.” Significa che anche oggi, come ai tempi dell’Unione Sovietica, i leader russi continuano a puntare su una massiccia crescita economica senza che possa essere garantita nel lungo periodo, con l’apertura a nuovi mercati o con nuove aperture verso la libertà o verso nuove competizioni. Questo fatto è determinato in larga parte da ciò che la Russia di oggi ha ricevuto in eredità dall’epoca “Sovietica” e spesso i guai, stanno nel DNA di una nazione .

 

Maria Grazia Vannini

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1 Comment

  • Fabio Tramonti says: 9 giugno 2018 at 5:14

    …articolo grossolano e approssimativo. E’ chiaro che l’autrice non conosce, se non superficialmente, l’argomento di cui tratta. Il vero “annus horribilis” per la storia della Russia fu il 1914, e lo fu anche per tutti i Paesi europei. La rivoluzione bolschevica fu l’inevitabile epilogo di una dittatura teocratica e totalitaria quale fu quella degli царь (C’zar). Sulla dittatura stalinista e su Stalin poi, occorre tener presente che fu “un vincitore” perchè vinse la “Grande Guerra Patriottica” che l’appellitivo con cui i russi chiamano quella che noi definiamo come la 2° Guerra Mondiale. Tra Stalin, e il popolo delle Repubbliche Sovietiche, si stabilì anche un “patto sociale” poiché non è possibile governare un paese solo col terrore.

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