Intelligence. Partita l'”Operazione trasparenza”. Squarci di luce sulla “notte della Repubblica”?

Il capitolo vastissimo dei “Misteri d’Italia” – che tante inchieste ha generato nei decenni e altrettanti teoremi ideologici ha contribuito a fomentare – ora potrebbe forse arricchirsi di qualche frammento di verità grazie a un’inedita ‘operazione trasparenza’, voluta dal premier Renzi e attuata dagli apparati d’intelligence. Recentemente, i servizi segreti hanno versato in formato digitale obliterati 4.406 fascicoli, per complessivi 92.518 documenti, immediatamente disponibili alla consultazione presso l’Archivio centrale dello Stato, ottemperando così alla direttiva firmata dal presidente del Consiglio il 22 aprile 2014. Con quel provvedimento il Governo ha tolto i 4 livelli di classificazione (‘riservato’, ‘riservatissimo’, ‘segreto’ e ‘segretissimo’), ma non il segreto di Stato che non c’era e non è stato apposto, su tragici eventi come Piazza Fontana a Milano (1969), stragi di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’Italicus (1974), di Ustica (1980), della Stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984).

Si tratta veramente di un ampio squarcio sul velo di Maya che ha opacizzato gli aspetti più crudi e indicibili della storia italiana del dopoguerra, oppure siamo di fronte a un’ennesima operazione di maquillage che non incide realmente sulla coltre di misteri che ci ha gravato sopra come una cappa di piombo da lungo tempo e che non rischiara significativamente la ‘Notte della Repubblica”? Difficile e prematuro dare una risposta credibile. In questa montagna di carta ci si può smarrire come in una sorta di labirinto informativo che frastorna e depista, piuttosto che avvicinarci all’essenza dei fatti. E tuttavia, va riconosciuto che oggi è disponibile una chance in più per accrescere il patrimonio conoscitivo pubblico su questioni che attengono direttamente alla natura e alla struttura del potere dominante nel nostro Paese. La parola passa ora a studiosi, storici e ricercatori, gli unici soggetti in grado di raccapezzarsi nel mare magnum di rapporti e informative prodotti dall’intelligence e depositati presso l’Archivio centrale dello Stato. Vedremo nei prossimi anni se costoro saranno in grado di estrapolare e correttamente interpretare quei frammenti di verità di cui parlavamo, colmando almeno parzialmente quel buco nero della memoria collettiva che marchia in negativo l’Italia. Lo stesso stato di salute della democrazia potrebbe trarne vitale giovamento.

Aldo Musci