Baby squillo. Il lato “pericoloso” del consumismo giovanile

Il tempo per prendere le distanze dall’infanzia si fa sempre più prematuro, veloce come il trillo di una sveglia. Le adolescenti oggi si lanciano con il loro corpo acerbo verso il sesso. I quindici o sedici anni ,a volte meno, diventano  non l’età del primo amore, della pomiciata, del battito accelerato del cuore per lo  spasimante, ma quelli della pratica del sesso a pagamento. Il denaro è il fattore più convincente, soprattutto in contanti e immediato. Avere  un reddito a disposizione non dichiarato alla famiglia, ma nei casi più eclatanti è la famiglia stessa ad amministrare gli introiti, è per alcune ragazzine dì oggi una pratica che non desta nelle coscienze nessun interrogativo, nessun ripensamento, nessuna analisi. Il tempo delle mele è stato sostituito da quello delle pere,a  volte c’è la droga come mediatrice tra loro e l’azione che si apprestano a compiere. Sesso praticato con clienti  per strada  in qualche luogo appartato, oppure in qualche appartamento allestito come alcova. Gli psicologi si interrogano e le interrogano sul fenomeno, e necessariamente quando le situazioni esplodono come vasi di Pandora e galleggiano come olio in vasche d’acqua, allora  le informazioni diventano liquide, spontanee e non più contenibili, creando affreschi inquietanti di sordide dipendenze. Gli esperti, senza troppo generalizzare, spiegano che le ragazzine si percepiscono molto più grandi di età, maggiorenni nel corpo, nei desideri e  maggiormente nelle ambizioni, si esibiscono come su una passerella, con  borse firmate,  scarpe di tendenza e telefonini di ultima generazione.  Mettersi in mostra, con gli oggetti del desiderio che tutte vorrebbero,  le fa sentire  felici, ammirate e soprattutto desiderate e adulte. Prevaricano il tempo e i modi in cui l’atto sessuale andrebbe contemplato, lo fanno con persone adulte, di ogni ceto sociale. Che uomini sono, i clienti che approfittano del vuoto  in cui vivono queste ragazzine destrutturate? I loro profili socio-psicologici  rivelano che appartengono al ceto medio-alto, che cercano il brivido del proibito e che nei momenti intimi sono alla mercè di queste finte adulte, ma soprattutto sono disposti a pagare.

Le adolescenti vivono un libero arbitrio intermittente, secondo la loro discrezione personale, o lo condividono con le amiche, che in quella fase di età  diventano le maggiori referenti. La realtà al contrario è, che dopo l’esibizione,l’apparenza e la voglia di immettersi velocemente nel mondo degli adulti, trovano il vuoto, un  immenso vuoto da colmare, l’effimero perde il peso che non ha mai avuto e scompare, lasciando il posto alla solitudine, all’inadeguatezza,  a volte al senso di colpa. La storia delle baby-squillo dei Parioli, di Roma, Milano e altrove (ogni mondo è paese), è semplicemente una orribile semplificazione di vicende più che mai drammatiche del nostro tempo. Quello che la miseria sociale e culturale sta provocando, il vuoto di valori di tante famiglie dissestate o assenti, la tecnologia e i media con i loro modelli di perfezione ineguagliabili,  ripetitivi,  martellanti e fatui, creano dipendenze. Le scuole anzichè essere luoghi di salvezza, diventano spesso contenitori di emergenza. Tutto ciò contribuisce a costruire una società priva di contenuti, con influenze negative su diversi aspetti della vita delle nuove generazioni. Gli oggetti, quelli che la società odierna stabilisce come irrinunciabili, quelli che fanno identificare le giovani donne con qualcosa di  simbiotico,  diventano falsi  mediatori verso mondi inesistenti, riconducibili ad  abissi fatti di nebbia. La classificazione si basa solo sullo scambio, il loro corpo in cambio di altra merce….quella che credono  le faccia distinguere, elevare. Arriva dalla capitale l’ultimo episodio di prostituzione giovanile, ma anche da città di provincia, dove un vescovo ha rivelato, dopo aver ricevuto qualche confessione, che la povertà di alcune famiglie  ha portato alcune ragazzine a vendersi per ricevere una modestissima ricarica telefonica, soldi in cambio di corpi ancora in erba, acerbi, ma con menti ben predisposte al calcolo. Liceali romane, quattordicenni aquilane , strutturavano la loro giornata andando a scuola la mattina, rientrando per fare i compiti, poi di nuovo per strada in veste di prostitute. Nuove indagini sono state aperte  su queste ragazzine che di innocente non hanno quasi più nulla, navigate, consapevoli, imprenditrici di se stesse,  sapevano di poter esercitare potere su uomini adulti. Queste adolescenti, entrate in un gioco pericoloso,  convinte di poter gestire il business, ma quasi certamente senza capirlo fino in fondo (perchè neppure gli adulti spesso sono abilitati a farlo), diventano le vittime  predestinate di una società malata. Quando si scopriranno meglio i contorni  di queste squallide vicende, che certamente prenderanno in esame un apparato di sostegno inesistente o addirittura smantellato,  a favore di una deriva  decisamente non arginabile, “le bimbe” probabilmente capiranno  il valore di ciò che hanno buttato via, pezzi di vita in cambio del nulla.

Maria Grazia Vannini